Il labirinto dove tutto è possibile. Pablo Bronstein @OGR Torino

Pablo Bronstein, Carousel 2019
courtesy @l'artista  - OGR Torino - Galleria Franco Noero


Tra le mille cose che inaugurano oggi a Venezia, ce n’è una da non perdere. È la mostra di Pablo Bronstein nella Sala della Musica del Complesso dell’Ospedaletto.  L’evento fa il paio con quello che ha aperto al pubblico qualche giorno fa a Torino, nell'affascinante spazio delle OGR.

Adoro il lavoro di Pablo Bronstein e lo seguo da un po’ di tempo con grandissimo interesse. Ne ho avuto l’opportunità molto facilmente, per altro, dato che lavora con la Galleria Franco Noero e ha esposto già alcune volte a Torino negli ultimi anni (ne ho parlato per esempio qui).


Pablo Bronstein, Carousel 2019
courtesy @l'artista  - OGR Torino - Galleria Franco Noero


A Torino, per la curatela di Catherine Wood della Tate di Londra, Bronstein presenta Carousel (Carousel de Crystal è il titolo di quella di Venezia). Si tratta di un’installazione che è insieme un percorso tra architetture ed epoche diverse e una narrazione sulla storia delle immagini e della danza. Il racconto, come il percorso espositivo, si snoda come un’antica favola, lungo le pieghe (e qui Deleuze avrebbe fatto i salti di gioia!) di un labirinto.
Il Binario 1 delle OGR è, infatti, trasformato in un labirinto grigio, diviso in tre parti. Nella prima, il labirinto ha la forma squadrata di una piazza rinascimentale. Nella seconda parte le pieghe si fanno ondulate e barocche. Infine, l’ultima tranche del percorso, inaccessibile al pubblico, è rotonda e ha al suo centro una piccola torre, richiamando così l’architettura postmoderna di Aldo Rossi.
Il visitatore è invitato ad addentrarsi nelle pieghe del labirinto, facendosi guidare dai ballerini-performer che inscenano danze diverse delle tre diverse epoche: rinascimentale, barocco e postmoderno. Nel frattempo, qua e là si affacciano, dai monitor sparsi lungo il percorso, gli occhi enigmatici di una strega grigia.

Pablo Bronstein, Carousel 2019
courtesy @l'artista  - OGR Torino - Galleria Franco Noero


Come Jareth-Bowie, la strega abita nella torretta al fondo del percorso, per noi impenetrabile. Non possiamo entrare nella sua casa, ma vediamo i suoi occhi guardarci da lì dentro e il suo misterioso sguardo pare posarsi proprio su di noi.
La casa della strega è costruita come un “carousel”, appunto: uno di quegli oggetti antenati del cinema, che mimava ai bambini di un tempo il movimento di immagini fiabesche. Come quegli oggetti, è capace di evocare in noi sogni, visioni, pensieri.
Al di fuori del labirinto, infine, c’è un quadro che ne insieme è la mappa e la traduzione in immagine e disegno.

Pablo Bronstein, Carousel 2019
courtesy @l'artista  - OGR Torino - Galleria Franco Noero


Ma chi è la strega? Qual è la sua identità? Non lo capiamo subito, anche se intuiamo che il personaggio ha un suo mistero e qualcosa di importante da dirci.

Intanto, curiosità, la strega è interpretata dallo stesso Bronstein. Ma c’è di più.

Lo specchio, poi, è un oggetto spesso attribuito, tradizionalmente, alle streghe. Oggetto esoterico e divinatorio per eccellenza, capace di vedere il futuro e di trovare Biancaneve, lo specchio della strega era anche un certo tipo di specchio convesso, in auge fin dall'epoca fiamminga (per citare il più famoso, avete presente quello in alto al fondo della stanza, dietro i Coniugi Arnolfini di Van Eyk?), detto anche fisheye o, appunto, oeil de sorcière, cioè occhio di strega

Qui la strega non ha e non è lo specchio magico, ma si trova piuttosto dentro lo specchio. È grigia perché – come mi ha spiegato Bronstein stesso – lei è quella patina, quel materiale che si trova tra il legno e il vetro di cui lo specchio è composto. È la materia riflettente, il quid profondo, materiale ed etereo insieme dell’immagine, così effimero da farsi concetto. È la strega colei che permette al tuo volto di riflettersi nello specchio. È quella materia che fa da tramite, da collante e da messaggero tra te che ti specchi in uno specchio e la tua stessa immagine riflessa.
È lei che permette, magicamente, alla tua immagine di staccarsi da te e riflettersi nello specchio. E allora tutto può accadere.

Pablo Bronstein, Carousel 2019
courtesy @l'artista  - OGR Torino - Galleria Franco Noero

Che dire di questo splendido lavoro? Non si può non venirne catturati, così come la strega cattura segretamente l’immagine dei nostri corpi e volti da dentro lo specchio.
È un lavoro magico, ma della magia della storia dell’architettura, della danza e dell’immagine. Il tutto in chiave, potremmo dire, post-postmoderna: che ha evoluto la sua attitudine a giocare proficuamente con epoche, immagini, suoni e figure, alla ricerca di una visione e comprensione creativa, attiva e plastica della storia - non solo - dell’arte.

Come di consueto, Pablo Bronstein gioca con i tempi storici, le forme d’arte. Come un cut-up alla Burroughs, come la seconda Inattuale di Nietzsche (quella sull’utilità e il danno della storia per la vita), come il linguaggio- cassetta degli attrezzi per Wittgenstein. Tutto questo rende il suo lavoro profondamente significativo per l’epoca in cui viviamo. Perché esaltando i collegamenti, le suggestioni, i contatti e i rimandi tra epoche, linguaggi artistici e filosofici, esso crea ogni volta uno spazio di gioco profondo, pieno di energia e creatività. Qualcosa di cui il nostro mondo attuale ha talmente bisogno, che spesso neppure se ne accorge.



Per info: www.ogrtorino.it