Maloberti e i fiori del futuro (RAID @Museo Pecci)



Marcello Maloberti "RAID" 2018
Vedute della performance al Centro Pecci di Prato
Courtesy Centro Pecci Prato
Foto: OKNOStudio


Il 13 ottobre scorso, in occasione della Giornata del Contemporaneo, il Museo Pecci di Prato ha ospitato una performance di Marcello Maloberti.
Trovo il lavoro di Marcello Maloberti particolarmente intenso e ricco di stimoli e lo seguo con moltissimo interesse (ne avevo già parlato con entusiasmo qui in occasione di Vir Temporis Acti). Anche in questa occasione la magia non ha tardato a manifestarsi.

La performance porta il titolo RAID. I performer entrano nel museo e compiono atti improvvisi, di cui resterà memoria in due modi diversi: i residui dell’azione compiuta rimasti sul pavimento e nelle sale, il giorno dopo, più il sonoro dell'evento, che verrà ripetuto dagli altoparlanti ogni tanto, random, per il periodo che va dal 13 al 21 ottobre, in assenza dei performer.

Nell'azione, i performer gettano a terra con enfasi libri di storia dell’arte, tema caro a Maloberti.
I libri sono quasi scaraventati a terra, con forza, più e più volte, fino a ridurli a brandelli. I frammenti di pagine si spargono, in modo non calcolabile, nello spazio circostante.

Che cosa è avvenuto? Di che cosa si tratta? 

Si tratta du irriverenza? Mancanza di attenzione per i libri o per la cultura? Ovviamente non si tratta di questo.

Premetto che diffido delle persone che leggono i libri senza sgualcire le pagine e senza sottolinearli. Sono come di quelli che nascondono dietro al rispetto di facciata, la mancanza di pathos e di un vero, personale, interesse nelle cose di cui si occupano.

Personalmente uso i libri, li faccio miei. Li leggo, li apro, li scrivo, anzi li vergo di inchiostri colorati. E ho sempre avuto il sospetto che, come un pessimo amatore, chi "rispetta" troppo il libro come oggetto, in realtà non sia un gran lettore. Perché, dunque, non farli anche suonare?

Ma il senso della performance non è questo. Il senso è molto più profondo.

I frammenti che cadono dai libri sono le tracce della cultura passata, della memoria, che si spargono come semi nel nostro presente. Così agiscono, e, a patto di lasciarci contaminare da loro, creano, come Venere che sorge dalle acque, l'arte del futuro. 

Come non pensare a Walter Benjamin, sulla memoria e sull'eredità della cultura passata? 
Ma viene in mente soprattutto Aby Warburg, in modo particolare nella lettura che ne ha dato Georges Didi-Huberman.

Con la performance di Maloberti ci accorgiamo che i libri (di storia dell’arte, e ciò che essi contengono, cioè le immagini fotografiche delle opere, e già questo meriterebbe un saggio di per sé) sono strumenti nelle nostre mani. Non sono soprammobili da lasciare nelle librerie a prendere polvere, ma veri e propri portkeys da toccare, usare, vivere fino in fondo senza false remore. Magari, nella metafora e nella performance, persino gettandoli a terra senza alcun riguardo e udendone il suono, che echeggia per le sale di un museo.

Perché nell’uso, e forse persino nell’abuso del libro, del testo e delle immagini che esso contiene, qualcosa di nuovo accade e si fa sentire. 
Ciò che di latente giaceva in fondo alle immagini antiche, emerge, il suo spirito si risveglia e prende vita, allo stesso modo in cui ritornano e diventano riconoscibili i tratti somatici di un avo antico in un bambino appena nato. Oppure come tornano i fantasmi, la cui presenza, nei racconti, si indovina più dai suoni che essi producono che dalle evanescenti immagini.

L'aspetto fondamentale della performance è infatti proprio il suono. I performer, compiendo l'azione, quasi urlano, invadendo, letteralmente, di suoni, il museo. Con il loro gesto, tra rumore e voce, essi suonano, letteralmente, i libri. E con essi suonano il passato, che ri-suona, nelle sale del museo, dando vita a una musica anch'essa pregna di futuro.


Marcello Maloberti "RAID" 2018
Vedute della performance al Centro Pecci di Prato
Courtesy Centro Pecci Prato
Foto: OKNOStudio


Ecco che allora i libri gettati a terra fanno quasi venire in mente i genitali di Urano gettati nel mare. Un gesto violentissimo e cruento, ma da cui, secondo il mito, sorge la vita più bella e armonica che ci sia: Venere.

Così, dai frammenti delle immagini dell'arte del passato, in un percorso di analogie che si richiamano l'una all'altra senza soluzione di continuità, mille frammenti arrivano fino a noi. Frammenti da cui possiamo farci ispirare, lasciando che le idee germoglino come imprevedibili fiori del futuro.