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Sophie-Anne Herin, Senza-titolo courtesy @ l'artista e la galleria |
È infatti notevole, nelle opere esposte, la densità di riferimenti al mondo del mito e dei sogni, e, nello stesso tempo, al mondo animale. Ma non c’è contraddizione in questo, anzi. Vengono in mente le “presenze animali” di James Hillman, dove le piccole e grandi creature non umane che costituiscono la fauna del nostro mondo si fanno portatrici di simbolismi arcaici inconsci, diventando così capaci addirittura di proteggerci e indirizzarci nella vita cosciente.
La mostra si apre con due immagini di grandi dimensioni, ciascuna delle quali è dedicata a una divinità antica e femminile. Da un lato c’è Baubo, la dea greca della fertilità che fece ridere Demetra, disperata per la perdita di Persefone, mostrandole il suo bassoventre dotato di occhi e bocca. Dall’altro c’è Selene, la dea della luna, in qualche mito anche personificazione di Artemide, qui resa però – mi pare - nella sua essenza di entità ctonia, leggera e bianca ma anche, forse, inquieta.
Le dee sono rappresentate come esistenze fantasmatiche, ombre lattiginose su sfondi scuri, simili a memorie delle apparizioni nei sogni.
E i sogni sono i protagonisti delle immagini e del video esposti nella seconda sala, dove le composizioni fotografiche ripercorrono reali visioni oniriche dell’artista. Visioni, appunto, popolate spesso e volentieri da presenze animali (una capra, una volpe…) con i loro occhi ingenui e spietati puntati su chi guarda (o chi sogna).
La mostra è corredata da un bel testo della curatrice e prosegue in galleria fino alla prima settimana di giugno.