Tra memoria e speranza. Bloch, Benjamin e l’Eingedenken








Ricordare il futuro. Scritti sull’Eingedenken, 

Ernst Bloch - Walter Benjamin, a cura di Stefano Marchesoni, Mimesis edizioni, Sesto San Giovanni, Milano, 2017


Che cos’è? Un volumetto di piccole dimensioni, che raccoglie però una preziosa selezione di testi di Bloch e Benjamin, scritti in occasioni diverse. Il tema comune è l’Eingedenken, ovvero un modo molto particolare del ricordare che il curatore del libro identifica sia come chiave per comprenderebbe il pensiero benjaminiano sulla storia, sia conditio sine qua non del concetto blochiano di speranza.

Che cos’è l’Eingedenken? Intanto, è una parola pressoché è intraducibile. Vale l’italiano “immemorare”, che però non rende l’idea, evocando qualcosa di molto più statico rispetto al concetto che qui ci interessa. 

Eingedenken è, infatti, qualcosa di più del mero ricordare: è memoria involontaria, che viene sì dal passato, ma che è anche capace di prefigurare, profeticamente, ciò che verrà. 

Anticipazione utopica del futuro e insieme memoria di un passato che riemerge spontaneamente, l’Eingedenken ha dunque la forma di un vortice, quello stesso di cui Benjamin scrive nella prefazione all’Origine del dramma barocco tedesco.

L’idea è, insomma, che il passato si sia sempre realizzato solo in parte, con buona pace di Nietzsche e del suo “così fu”. Nel passato giacciono, infatti, semi di futuro che solo temporaneamente sono stati rimossi, e che aspettano ancora di realizzarsi. Proprio in questo meccanismo, appunto vorticoso, è custodita ogni speranza. 

Come avviene questo? Avviene perché Eingedenken è dialettica tra ricordo e risveglio, rinvenimento di possibilità mai trascorse e loro visione in un futuro di là da venire. È il tempo ritrovato di Proust, che nulla ha a che fare con il pescare nostalgico nel ricordo di ciò che non è più, ma che è, al contrario, un farsi presente di possibilità mai del tutto trascorse e impazienti, anzi, di aprire nuove prospettive. 

L’immagine della speranza per Benjamin è quella del filo di paglia, a cui ci si aggrappa, in un modo di dire tedesco, per indicare la fragilità struggente che il gesto di sperare ha in sé. Ma, a pensarci, nell’immaginario comune la speranza è  rappresentata come un'ancora: qualcosa che, nonostante resti invisibile, perché gettata sul fondo, dove non si vede nulla, tuttavia orienta i naviganti, altrimenti perduti nel mare della storia. 


Perchè mi è piaciuto? Il libro fa il punto su un concetto chiave non solo per la lettura dei due filosofi, ma soprattutto per noi. Ha il merito di porre in dialogo testi di Benjamin e Bloch accuratamente selezionati. Mette così in luce assonanze e diffrazioni, favorendo la comprensione.


Perché è da leggere? Perché speranza, memoria e futuro sono concetti cruciali in questo momento storico e la chiave di lettura offerta da Bloch e Benjamin è promettente.


Obiezioni: Peccato sia breve. Il tema meriterebbe uno sviluppo molto più ampio rispetto alle settantacinque pagine del libro.


Chi è l’autore? Stefano Marchesoni è studioso di filosofia e soprattutto di Benjamin e Bloch. Due pensatori da cui oggi più che mai è necessario, e forse urgente, lasciarci ispirare. 



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