Il respiro del Cristo di Botticelli

L’uomo dei dolori, Sandro Botticelli (o bottega) 1445-1510
Dipinto su tavola (immagine dal web)


Ieri, 27 gennaio, Sotheby’s a New York, è stata battuta all’asta per 45 milioni un mirabile dipinto su legno attribuito a Sandro Botticelli (e bottega). Si tratta de L’uomo dei dolori.

Sparita per secoli dalle cronache, l’opera è stata proprietà di Adelaide Kamble Sartoris fino al 1879. Passata poi alla sua pronipote Lady Cunyghame fino al 1963, è stata per decenni parte di una collezione privata. Nel 2009 la tavola è stata esposta nel contesto della monumentale mostra sul Botticelli allo Städel Museum di Francoforte.

Un dettaglio: sotto il dipinto, è stato rinvenuto un altro disegno di Botticelli, una madonna con bambino, presumibilmente una Madonna della Tenerezza - cioè l’immagine in cui Maria stringe teneramente il piccolo a sé.



Immagine dal web


L’ultimo lavoro venduto all’asta di Botticelli prima di questo fu, lo scorso anno Il giovane con in mano un tondello, verosimilmente un autoritratto, che fu valutato 92 milioni.

Ma quella venduta ieri è un’opera molto diversa, più tarda. Com’è noto, infatti, intorno al 1490 Botticelli si lascia alle spalle gli accenti neoplatonici per approdare a una visione diversa, ispirata dalla predicazione del Savonarola. Colto da sensi di colpa per le sue opere con temi pagani, in quel periodo Botticelli addirittura brucia parte dei suoi disegni (e qui probabilmente compie il suo peccato più grande!). Ora, quando pensiamo al Savonarola, ci vengono subito in mente immagini tremende, dal,”penitenziagite!” del Nome della Rosa fino al “Ricordati che devi morire - mò me lo segno” di Troisi.  Naturalmente, come sempre accade, le cose non stanno proprio così. Sarebbe sbagliato catalogare come moralistiche o in qualche modo rigide o spente le opere più spirituali del Botticelli, che sono invece intensissime e piene di un misticismo senz’altro dotto, ma dai toni affettivi, persino commoventi.


Ma guardiamo l’opera.



Immagine dal web


L’uomo dei dolori mostra Cristo in primo piano che ci guarda. L’iconografia non è la più comune e riecheggia quella del Salvator Mundi (forse) di Leonardo e, come questa, rimanda al celebre autoritratto di Dürer. Il soggetto è dunque a mezzo busto, su sfondo nero, illuminato centralmente, e ci guarda. Nel dipinto del Botticelli, però, a differenza di quanto accade con Leonardo e Dürer, la figura appare leggermente decentrata, il volto del Cristo appena inclinato: sono due dettagli che rendono l’immagine più compassionevole e commovente. Lo sguardo infatti non ci arriva direttamente, ma ci colpisce dritto al cuore proprio perché non ha in sé alcun tono di sfida. Mostra invece l’infinita vulnerabilità di coloro che amano, è dunque si espongono senza riserve.


Infatti Cristo è legato e mostra i segni delle stigmate. Le braccia sono strette al petto nell’atteggiamento, però, non tanto di chi protegge se stesso nel dolore, ma come se mimasse un abbraccio. È dunque in gioco qui qualcosa di affettivo, che si esprime anche con il corpo. Infatti Gesù sanguina, come mostra la corona di spine, mentre intorno al suo capo una teoria di piccoli angeli bianchi allestisce lo scenario della sua passione. Riconosciamo la colonna della flagellazione, la croce stessa: sono le armi di Cristo, quelle della mitezza e della compassione. Gli angeli, di cui intuiamo un movimento discendente e ascendente, soffrono visibilmente, tanto che alcuni si coprono il volto con una mano, come per non vedere la scena troppo dolorosa. 


Mi ha stupita che il soggetto di quest’opera sia definito da molte fonti un Cristo risorto. In realtà, almeno dal punto di vista della narrazione, non è proprio così: Cristo come uomo dei dolori è il Cristo dopo la deposizione, che attende la resurrezione; al massimo è l’icona che narra di tutte le sofferenze del Cristo e tutti gli elementi della passione, contemporaneamente. 

Oppure, forse, quello qui rappresentato è il momento chiave, quello misterioso “tra” i due eventi decisivi: la morte sulla croce (Gesù ha già le stigmate, e una mano nel costato ferito) e il ricominciamento di tutto, la resurrezione, poiché gli occhi, aperti, ci guardano.


Guardiamo anche noi, meglio.


Com’è il volto? Gli occhi guardano oltre la tavola, la bocca è leggermente aperta, appena socchiusa. Che cosa ci dice quella espressione?

Botticelli rappresenta un Gesù che soffre, per il male subito fisicamente, le torture e la morte in croce, ma il volto non pare straziato da un dolore in atto. Si direbbe piuttosto che sia tumefatto e anche triste, forse perché è stato tradito dai suoi, da coloro che egli amava. 

Se le sopracciglia fossero sollevate, potremmo parlare di un’espressione di sorpresa, se le labbra fossero contratte, sarebbe paura. Ma non è nè l’una né l’altra cosa. Osserviamo ancora.

Osiamo andare oltre. 


Possiamo immaginare che Gesù, sulla croce, sappia che risusciterà, in quanto Dio, ma in quanto uomo, e uomo tradito e torturato, è affranto da un dolore immenso. Non è allora impossibile pensare che sia attraversato da un dubbio atroce. Dio mio, perché mi hai abbandonato? È tutto qui? Forse avevano ragione loro, gli altri. Forse davvero è tutto finito, forse non c’è altro. Il dolore ha avuto la meglio, ha messo un punto, è tutto qui. 

Oppure no. Ancora, che cosa dice il volto dipinto da Botticelli?


Per capire meglio ho provato ad andare davanti allo specchio e a mimare quella stessa espressione. Provateci anche voi. 

Se provo, mi accorgo che quell’espressione non è di sorpresa, e neppure esattamente di tristezza. Se provo ad atteggiare il volto in quel modo mi accorgo che per prima cosa… respiro. Inspiro aria con la bocca. Sospiro.

Il sospiro è un’azione riflessa, involontaria, è l’atto con cui portiamo aria ai polmoni, garantendone e preservandone la funzionalità.

Per questo si dice che quando abbiamo superato un pericolo tiriamo un “sospiro di sollievo”.

I Vangeli dicono che Gesù sulla Croce “emise lo Spirito”, ma non è questo il gesto che vi troverete a fare se provate a mimare l’espressione di questo volto. Qui Gesù ha già emesso lo Spirito sulla Croce. L’azione che osserviamo è dunque successiva.

Qui Gesù non emette, ma prende aria, respira. Quindi il suo corpo è tornato in vita, è risorto. È vivo adesso.


Botticelli lo mostra bene. L’uomo dei dolori getta lo sguardo oltre, verso di noi, verso il futuro che noi siamo - e saremo. L’uomo dei dolori sa che se la morte sta perdendo la sua battaglia, e proprio grazie a lui. E respira.


Affettivamente, con il cuore, l’uomo dei dolori sa che la vita vince, alla fine, lo sa perché lo ha visto e vissuto sulla sua pelle. Perciò, nel dolore, trova la forza di stringerci tutti in un dolce abbraccio colmo di tenerezza - per ricapitolare in sé tutte le cose.