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Che cos’è rurale? La parola fa venire in mente un paesaggio, forse una cascina in campagna, comunque un luogo che profuma di antico. Evoca cibi e bevande saporose, vini di qualità e prodotti dell’artigianato. In un paesaggio rurale ci aspettiamo di incontrare anziani contadini, custodi di tradizioni e memorie di un tempo che è stato.
Questa narrazione, però, è sempre più lontana dalla realtà.
L’uso di tecnologie sofisticate e specializzate sta modificando in modo indelebile, e neanche tanto sottile, l’aspetto delle campagne e del mondo “rurale”. Non si tratta tanto della polemica tra energie rinnovabili e sistemi più o meno biologici, quanto del mutamento di un modo di stare al mondo. La tradizione del mondo rurale che fu, oggi trascolora in un presente non ancora ben identificato.
È questo presente che il progetto di Hilario Isola indaga, nelle opere in mostra. I lavori fanno parte di un progetto molto più ampio, che l’artista intraprende con l’animo di un esploratore settecentesco in cerca di nuove terre: curioso, sperimentale, attento. Non esprime un giudizio, ma cerca di capire.
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Avete presente quei paesaggi di campagna di Morandi, equilibratissimi e limpidi nelle forme e nei colori? Hilario Isola riprende quelle tonalità emotive, forse con un pizzico di tragica ironia. I paesaggi, fatti di natura e tecnologie avanzatissime, si disegnano grazie al sovrapporsi di molteplici strati di certe reti grigie che si usano per ricoprire i campi e proteggerli dalla grandine. Questi lavori si pongono come esplorazioni, domande. Potrebbero stare nel diario di viaggio di un navigatore di altri tempi.
Ma i lavori, in sé, lavorano un po’ come certi profumi. Dapprima l’effetto è pittorico, preciso: ma poi, allo svaporare di questo, appare un retrogusto, una nota diversa. L’atmosfera evocata, proprio per la presenza di oggetti e insetti così lontani dall’immaginario condiviso del mondo rurale, si fa vaga e straniante.
In mostra c’è anche un video, proiettato su un supporto di piccole dimensioni. Il video mostra ancora una volta le metamorfosi del mondo rurale, ma soprattutto dal punto di vista delle centrali produttrici di gas come energia rinnovabile. Grandi punti interrogativi, queste, circa l’effettivo apporto all’ambiente dal punto di vista dell’ecologia e dell’ambiente.
Qui Hilario Isola lavora con Enrico Ascoli. Insieme, come nipotini di John Cage, i due “suonano”, letteralmente, una di queste centrali. Molto bello.
Mi ha colpito anche l’insegna, all’ingresso della galleria. C’è una scritta luminosa. Pare una di quelle insegne di periferia, potrebbe esserci scritto “bar” o “scommesse”, magari con qualche lettera mancante. C’è scritto, invece, “rurale”, in un modo che rurale non è.
info:
Hilario Isola, Rurale, Guido Costa Project, Torino
La mostra è visitabile su appuntamento fino al 14 febbraio 2022