Cinema futuro
Simone Arcagni, Nero edizioni, maggio 2021
Che cos’è? Un testo fatto da tanti piccoli testi, che corrispondono ad altrettante riflessioni sul futuro del cinema, o meglio sul cinema che possiamo immaginare in uno scenario futuro e futuribile. Attenzione: non stiamo parlando di un futuro collocato lontano da noi nel tempo e nello spazio, dai contorni sfumati e fantascientifici, ma di qualcosa di imminente ed estremamente reale.
Il futuro di cui parla Arcagni è in gran parte già qui o quasi, tanto che la sua riflessione, partendo dal cinema, si apre immediatamente su prospettive molto più ampie. Entrano così in discussione il nostro rapporto con le immagini, i devices e le tecnologie più innovative, che stanno modificando profondamente il nostro modo di stare al mondo e di interagire con gli altri.
Tanti sono gli elementi che entrano in gioco, modificando passo passo il nostro modo di percepire e interagire con il mondo: dalla cibernetica alla lettura matematica delle immagini, la ricerca di una resa sempre più realistica del mondo attraverso l’arte, talmente realistica da fare concorrenza alla stessa realtà, aumentandola e modificandola. Certo, il tema è sempre il cinema: ma un cinema futuro, ma più futuro che cinema, sospeso com’è tra utopia e distopia, tutto ancora da inventare più ancora che da scoprire.
Perchè mi è piaciuto? C’è una parola che torna nel lessico di Arcagni ed è “sperimentale”. Curiosamente, non sentivamo ripetere con tanta insistenza questa parola dagli anni ottanta. Un cinema sperimentale è oggi un cinema che riflette su se stesso, come media e come medium nel rapporto con la realtà e la sua narrazione, che passa dagli occhi e dalle mani degli artisti visivi prima ancora che dai registi classici. Intrigante, in c’è dubbio. Anzi, sperimentale.
Perché è da leggere? Perché aiuta a immaginare il futuro che ci aspetta, almeno dal punto di vista delle tecnologie e, naturalmente, del cinema: imparando, prima di tutto a sperimentare le sue possibilità espressive ed estetiche.
Obiezioni. Ancora una volta: ma è proprio di cinema che parla Arcagni? Oppure parla di arte, di sperimentazione artistica? E le due cose sono diverse? Beh, un po’ sì. Il cinema ha una componente narrativa che negli esempi di Arcagni spesso si perde. L’impressione, a mio modestissimo parere, è che la narrazione continuerà a vivere accanto alla sperimentazione, il cinema- e le serie - accanto alle esperienze estetiche diffuse e pervasive con cui già ora impariamo a fare i conti nell’arte e non solo.
Chi è l’autore? Simone Arcagni è professore all’Università di Palermo, allo IULM di Milano e alla Scuola Holden di Torino. Si concentra da sempre sugli scivolamenti da un media all’altro e sul rapporto tra arte, cultura e le più recenti innovazioni tecnologiche, scrivendo molti interessanti libri, quasi sempre cartacei.
Livello di complessità - da 0 a 5, 1