Estetica ecologica. Percepire saggio, vivere corrispondente
Nicola Perullo, Mimesis ed., Sesto San Giovanni, Milano 2020
Che cos’è? La tematica ecologica è oggi cruciale, soprattutto nel senso in cui qui è affrontata. Nell’ottica adottata da Perullo non si tratta, infatti, di un’estetica della natura, quanto di una concezione ecologica dell’estetica: una concezione, cioè, che tutto comprende, intendendo l’ambiente come totalità complessiva di ciò che siamo ed abitiamo.
Le nozioni fondamentali attorno a cui ruota tutto il pensiero di Perullo sono due. La prima è il superamento dei dualismi, che porti da un pensiero-di o su (un oggetto) a un sentire-pensare-con, in una prospettiva, appunto, ecologica nel senso che ho detto sopra, Il termine “corrispondente” qui va inteso - e questo è interessante - non come aggettivo, ma nella sua funzione verbale: vivere corrispondente è vivere in modo da corrispondere alla natura, al mondo che si fa dialogo e relazione. Non in relazione, ma relazione.
L’altra nozione è il termine aptico, che ha etimologicamente a che fare con il tocco, il tatto e si contrappone a un pensiero del tutto astratto, ribadendo la dimensione intima di partecipazione e corrispondenza.
Perchè mi è piaciuto? Il sentire-pensare è un’urgenza viva e attuale, così come la nozione di ecologia che emerge dal testo. L’idea di relazione e vivere corrispondente è poi per me cruciale in ogni ambito esistenziale. Ho apprezzato i capitoli sul cibo, curiosamente.
Perchè è da leggere? Perché l’ecologia come vivere corrispondente e percepire saggio è un’esigenza condivisa, anche se non sempre ne siamo consapevoli. Se ci chiediamo come percepiamo e come corrispondiamo al mondo e alle persone intorno a noi, se ci interroghiamo su come e in che modo siamo relazione, probabile che il nostro modo di stare al mondo cambi di un bel po’.
Obiezioni: Per Perullo (ok, suona male, ma tant’è) aptico si oppone a ciò che aptico non è, e il pensiero ispirato al dualismo a quello che non lo fa… Il problema è che così la prospettiva è ancora dualistica! Non è che allora occorre trovare una sintesi ulteriore, e accettare il non-aptico nella sua funzione? Perchè se c’è, una funzione dovrà pur averla…
In tempi di distanziamento sociale, poi, il discorso sul tatto è curiosamente attuale… ma per contrasto! Viviamo in una dimensione sempre meno tattile e sempre più visiva, come accade con l’online. In più, Perullo non sottolinea per nulla il tema della differenza sessuale. Ma il pensiero di alcune filosofe (e probabilmente non solo il loro, ma è importante che il loro sia ricordato) ha già sviluppato nei secoli molte delle necessità di complessità e corrispondenza che l’autore avverte come impellenti, anche se poi per svilupparle prende una strada completamente diversa. Penso a Hillesum, Stein e Weil, per esempio. Occorre prestare ascolto all’altra parte del cielo… non mescolando tutto, ma esaltando le differenze. Qui sembra invece che, senza il soggetto “vecchia maniera” (forse Derrida direbbe fallogocentrico) non ci sia altra alternativa all’annullamento del sé in un meshwork più o meno indiscriminato.
Ma allora viene in mente anche un altro aspetto. Ho scritto prima che il senso del tatto è il meno "frequentato" in tempi di distanziamenti eccetera, ma le cose non stanno proprio così, almeno non in prospettiva. Il termine aptico, dopo le recenti dichiarazioni di Zuckerberg, è qualcosa che associamo direttamente al metaverso. Aptiche sono (o saranno), per esempio, le tute che ci permetteranno (o permetterebbero) di avere percezioni in un mondo fatto di avatar e compagnia cantante. Dunque? Dunque questo vivere corrispondente può diventare sospetto... perché può starci benissimo, nel metaverso, anche un po' troppo.
Chi è l’autore? Nicola Perullo, classe 1970 è docente di estetica all’Università di scienze gastronomiche di Pollenzo. Tra le altre cose, ha scritto molti libri sul gusto e sul vino in relazione alla filosofia.
Livello di complessità del testo per i non-filosofi in un punteggio da 0 a 5: 3