Storia di una statuetta resiliente

Standing female worshiper.
Sumerian, Early Dynastic IIIa (ca. 2600–2500 B.C.).
Limestone, inlaid with shell and lapis lazuli, H. 9 15/16 x W. 3 3/8 x D. 2 1/16 in. (25.2 x 8.5 x 5.2 cm). The Metropolitan Museum of Art, New York, Rogers Fund, 1962 (62.70.2)


Alla volta del nuovo anno, il sito del Met di New York ha proposto un articolo sulle opere d’arte della propria collezione ispirate al tema della resilienza. Ok, la parola resilienza ormai ci esce dalle orecchie tanto l'abbiamo sentita... ha quasi perso il suo potere di evocare scenari di rinascita e speranza dopo una "tempesta".... Tuttavia questa storia della statuetta resiliente mi è piaciuta tanto che ho deciso di raccontarla. Credo possa essere d'ispirazione, chissà!

Per chi ancora non sapesse di che cosa si tratta, la resilienza è la qualità che ci permette di metabolizzare i momenti brutti, rialzarci e ricominciare, facendo tesoro dell’esperienza e rilanciandosi verso il futuro con rinnovata energia ed entusiasmo.

Avete presente quei mostri dei videogiochi, che più li combatti e vinci e più si rialzano, più forti di prima? Sì, perché da ogni sconfitta imparano, e diventano sempre più intelligenti... Bene, la resilienza è qualcosa del genere....

Ma qui, come nei film di spie, comincia tutto con una statuetta. Un’antica statuetta fenicia, che rappresenta una donna in piedi, in adorazione.

L’opera risale al 2600 a.C. : pare che all’epoca le persone amassero farsi ritrarre così, in piedi, in perpetua adorazione del divino. Le statuette erano considerate sacre e, nonostante diverse vicissitudini, non perdevano mai questa loro qualità.

Curiosamente apprendiamo, così, che tanti secoli orsono le statuette votive non si erigevano necessariamente agli dei, ma - almeno qualche volta - ai mortali, ripresi nell'atto di adorare la divinità. Come a voler dire che gli stessi mortali, nel loro atto di venerare, di pregare, alimentavano in sé qualcosa di profondo e prezioso: una fiamma capace di rimanere viva per sempre.

Ed è proprio così, anche letteralmente... perché nel corso di più di quattromila anni, a queste piccole statuette è successa qualsiasi cosa. I templi dove erano state erette in origine sono andati distrutti, a volte sono stati bruciati, altre volte rasi completamente al suolo. 

La terra ha conservato però nei secoli queste incredibili figurette, che ci appaiono oggi ancora così, come quando sono state fatte. Ancora in piedi, sorridenti, malgrado tutto ancora capaci di attrarre la nostra attenzione e ammirazione.

Non somigliamo un po' a queste statuette anche noi, quando siamo capaci di rialzarci, di sperare di nuovo, dopo che le cose sono andate male, oppure - tanto per dire - nel bel mezzo di una pandemia?

La statuetta sta lì e ci sorride. Anzi, pare farci proprio l'occhiolino. Forse possiamo farlo anche noi.

Per approfondire, qui c'è l'articolo originale del sito del Met e qui le informazioni sulla statuetta sumera