Il volo di De Dominicis @Gam, Torino




Gino De Dominicis, Tentativo di volo, da identifications di Gerry Schum, 1969, b/n, sonoro, 2'
VideotecaGAM, Torino



La Videoteca della Gam compie 20 anni e li festeggia nel migliore dei modi, con una serie di mostre di grandi maestri e con i loro preziosi video, patrimonio del museo torinese.
Tra i grandi maestri che potremo vedere nelle sale della Gam prossimamente ci sono nomi imprescindibili, come Kounellis, Boetti e altri grandissimi.
A iniziare il ciclo, però, è uno dei più grandi, ispirati e ispiranti artisti del ‘900 italiano.
Gino De Dominicis è artista di un’attualità sconcertante e i due video presentati alla Gam, insieme con alcuni documenti e testi a completamento dell’esposizione, sebbene famosissimi, offrono sempre spunti, opportunità di riflessione non soltanto sullo stato dell’arte di oggi, come di allora ma sulla filosofia, il tempo, l’esistere.
Il merito delle scelte, della presentazione seria e profonda, va a Elena Volpato, cui si deve la curatela e una presentazione dei lavori in mostra, come sempre, insieme puntuale e capace di stimolare la riflessione. 



                                                              Gino De Dominicis, Videotape, 1974, b/n, sonoro, 2’20”
Archivio Storico della Biennale di Venezia


I due video sono Tentativo di Volo (1969) e Videotape (1974) e, nonostante vantino ormai entrambi intorno ai cinquant’anni d’età e siano certamente noti agli addetti ai lavori, sono attualissimi e toccanti.
In Videotape, presentato alla Biennale di Venezia del 1974, vediamo una sedia vuota. Una donna arriva, prende posto e parla con una voce fuori campo. A questa voce la donna chiede che cosa stia per vedere. Il video di De Dominicis, dice la voce. «Ma io vedo solo persone che mi guardano», dice la donna poco dopo.

Così scopriamo che il video siamo noi, che la donna, da dentro l’opera d’arte, da un altro tempo e un altro spazio (che non è solo quello degli anni Settanta, ma anche quello magico della produzione artistica) ci sta guardando.
Mi ricorda alcuni film di Woody Allen, dove qualcuno nel film si rivolge al pubblico e ci parla. È un gioco di prospettiva, dal sapore postmoderno ma sempre efficace. Ma ricorda anche – fatte le dovute proporzioni – quel brano biblico in cui Dio va da Elia, il profeta che, depresso, se ne sta solo su una montagna. Dio gli dice: «Dove sei?». E non glielo chiede perché non l’avesse trovato, ma perché egli rifletta su di sé, sul suo presente, sul suo stare al mondo “adesso”.
Vedo solo persone che mi guardano, dice la donna del video di De Dominicis. Ed ecco che noi guardiamo noi stessi.



                       Gino De Dominicis, Tentativo di volo, da identifications di Gerry Schum, 1969, b/n, sonoro, 2'
VideotecaGAM, Torino




In Tentativo di Volo De Dominicis, invece, in piedi su una piccola roccia, prova a spiccare il volo. Ovviamente, non può. E tuttavia quel gesto così semplice apre tutta una cromia di sentimenti, esperienze e verità che tutti noi, in fondo alla nostra anima, conosciamo.
Quando proviamo qualcosa di nuovo, quando ci entusiasmiamo o ci innamoriamo di qualcuno o di un progetto, in fondo, altro non facciamo che provare a volare. Non ci riusciamo, certo, non fisicamente, almeno. Ma non importa. È il gesto l’importante. È la speranza, la spinta che ci mettiamo, ciò che conta.

«Forse perché non sono mai riuscito a nuotare ho deciso di imparare a volare. Da tre anni infatti ripeto questo esercizio tutti i giorni, probabilmente non riuscirò mai a volare ma se farò ripetere questo esercizio anche ai miei figli ed ai figli dei miei figli e loro ai propri figli forse un giorno un mio discendente improvvisamente si troverà a saper volare» diceva l’artista, e recita la didascalia dell’opera.

Viene in mente l’albatros di Baudelaire, le cui grandi ali impediscono il cammino (non sono mai riuscito a nuotare, dice De Dominicis), e impongono il volo, in barba a un mondo con i piedi troppo per terra per l’animo grande dei poeti.
Ma viene in mente anche l’immagine scolpita da Andrea Pisano sulla porta del Battistero di Firenze, dove, come scriveva Bloch (Il principio speranza, 1938-47). Là una donna alata tende le mani a prendere qualcosa sopra di lei, che non raggiunge. Eppure, vediamo che ha le ali… Allora, perché non si alza in volo?

Non siamo così anche noi?