Paolo Icaro
Racconto, acciaio,
1969
Acciaio e foglio di piombo
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Tutti conoscono quel che si dice di Michelangelo, il quale pare
pensasse la scultura come gesto del togliere, liberando la figura già nascosta nel
marmo. Credo non sia sbagliato dire che Paolo Icaro fa qualcosa di molto simile,
solo che invece del marmo scolpisce lo spazio e la percezione che ne abbiamo.
Ma andiamo con ordine.
La mostra di Paolo Icaro alla Gam di Torino, curata da Elena Volpato, testimonia
ancora una volta la volontà e il progetto, da parte dell’istituzione torinese,
di dare sempre maggiore spazio ed attenzione all'arte contemporanea.
Ciò accade certo perché, da un lato, il contemporaneo, a
dispetto del termine, è oggi in gran parte già storicizzato. Ma avviene anche,
e forse soprattutto, con lo scopo di introdurre il pubblico a un linguaggio
artistico per certi versi più attuale, di certo più concettuale e raffinato.
Paolo Icaro,
Viaggio senza data, 2019
Proiezione video, tondino di alluminio
Dimensioni ambientali
(opera realizzata in occasione della mostra)
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La mostra di Paolo Icaro, inaugurata alla
Gam pochi giorni fa, s’inscrive in questo progetto in
maniera particolarmente riuscita.
La qualità concettuale del lavoro, sebbene ampiamente
storicizzata, imprime la propria visione sullo spazio espositivo e
letteralmente lo trasforma, sottolineandone gli aspetti plastici e inattesi. Così
la mostra, che si compone come una retrospettiva ed un compendio del lavoro
dell’artista, appare come un percorso tra diversi modi di intendere lo spazio e
i solidi in esso.
Paolo Icaro, Nido di Torino, 2019
Gesso, pigmento, vetro
Courtesy
@ l’artista e Gam Torino
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Heidegger diceva che il vuoto compone la scultura tanto quanto
il pieno delle sue forme, disegnando un movimento nello spazio, e diremmo che
le opere di Icaro corrispondono pienamente a questo pensiero.
Ma ciò che più di tutto colpisce è la freschezza del
linguaggio, il gesto insieme complesso e semplice della composizione delle
opere, e soprattutto il loro resistere ad interpretazioni sbrigative e
semplicistiche, favorendo invece la riflessione, l’attesa, l’ascolto. E questo
è valido tanto per le opere più recenti che per quelle degli anni ’60.
Icaro, a dispetto del nome e delle sue eco mitologiche, si
comporta sempre come colui che cerca, che toglie, che scopre e rivela ciò che
nel vuoto dello spazio che pure abitiamo, resterebbe altrimenti nascosto.