Larry Fink, Mantauk, New York 1966 courtesy @ Larry Fink |
Il percorso espositivo, nella sua totalità, si snoda come un filo teso tra le immagini eleganti
e apparentemente casuali di Fink e quelle di
Jacopo Benassi, che invece abbandonano volutamente ogni raffinatezza.
Sono due generazioni di fotografi a confronto, due modi di
leggere la realtà, il corpo, la relazione tra persone.
Fink coglie i momenti di dialogo, così come i silenzi, come
a tracciare un racconto tutto da indovinare, tra volti che si guardano e
contatti di pelle. Tutto è improntato alla curiosità e apre di indovinare la texture dei materiali e la carnagione dei volti.
Benassi preferisce invece desacralizzare tutto e, parodiando Mapplethorpe, avvicina corpi tutt'altro che perfetti a immagini di statue rotte, disfatte, da restaurare, o anche a brandelli di natura distrutta da un tempo inclemente, come alberi fatti a pezzi da un forte temporale o dal vento. I corpi suscitano repulsione, il contatto pare tutt'altro che desiderabile.
Benassi preferisce invece desacralizzare tutto e, parodiando Mapplethorpe, avvicina corpi tutt'altro che perfetti a immagini di statue rotte, disfatte, da restaurare, o anche a brandelli di natura distrutta da un tempo inclemente, come alberi fatti a pezzi da un forte temporale o dal vento. I corpi suscitano repulsione, il contatto pare tutt'altro che desiderabile.
Da una parte c'è la metropoli, il mondo dello spettacolo, con i suoi miti e la sua cultura. Dall'altro la natura scomposta, a pezzi, andata a male. Da un lato la vita, la civiltà (Zivilisation?), dall'altro la decadenza, la finitudine del corpo, la distanza dal piacere e dal piacevole spinta alle estreme conseguenze, fino a quasi parere barocca.
Jacopo Benassi courtesy @Jacopo Benassi |
Il percorso espositivo è interessante. L’avvicinamento di
due mondi così diversi tra loro, utile a comprendere meglio entrambi, poiché è proprio la
differenza tra Fink e Benassi ad accendere una luce nuova su ciascuna opera esposta.
I due fotografi non sono, però, a rigor di termini, due opposti, tuttavia, né una coppia logicamente in qualche modo relata. Esprimono sì due mondi contraddittori, ma che non si escludono
necessariamente a vicenda.
Dalla visione congiunta, o meglio successiva delle loro opere. nasce così una dialettica più socratica che
oppositiva, cioè che gioca più sull'ironia che sulla tensione creata dagli opposti.
Larry Fink, New York Magazine Party 1977 courtesy @ Larry Fink |
Fink e Benassi offrono, con le loro immagini, due possibilità di leggere il mondo. Anzi, due visioni del mondo tra le quali non è tanto il caso di scegliere, quanto, forse, prendere posizione. Come decidiamo di vedere il mondo? Quale versione ci interessa di più?
Quali immagini sentiamo più affini? Dove ci collochiamo noi, a nostra volta, con i nostri corpi e volti, mentre con il mondo, vivendo, dialoghiamo?
Non esiste una risposta univoca a questa domanda, non al di qua delle scelte estetiche soggettive e di stile. Ma è comunque interessante provare a guardare il mondo in questi due modi diversi, secondo questi due diversi racconti. E vedere che succede...
Le mostre sono visitabili fino a fine settembre. Proprio nel mese di settembre sono previsti due incontri a tema, uno su Fink e uno su Benassi, con la partecipazione degli autori. Da non mancare per approfondire.
Per info sulle mostre: www.camera.to