W. Von Gloeden, Hypnos, 1890 stampa moderna courtesy @ Fratelli Alinari |
Qualche giorno fa mi sono imbattuta per caso nella mostra di
Wihlelm von Gloeden, attualmente in corso nella piccola, ma interessantissima galleria
Roccavintage, in Via della Rocca a Torino.
Si tratta di una galleria giovane, perché nata da un paio d’anni,
ma interamente dedicata, come si intuisce dal nome, esclusivamente alla
fotografia d’epoca. Era qualche tempo, ormai, che mi ripromettevo di visitare
questo spazio espositivo, ma ancora non ne avevo avuto occasione. Passandoci di
fronte quasi per caso, l’altro giorno però sono entrata e sono rimasta
affascinata dal luogo e dalle fotografie esposte.
In mostra ci sono immagini antiche, riportate in vita da
nuove stampe (tutte targate Archivio Alinari). Sono corpi e volti, immersi nel
paesaggio selvaggio di una Sicilia tra fine Ottocento e inizio Novecento. Sono corpi nudi come antichi
personaggi mitologici, statue o personaggi venuti a noi direttamente dalla
cultura classica. Sono volti indagati negli occhi vivaci e negli sguardi
puntati dritti contro gli obiettivi.
Non è Mapplethorpe, però, e non è Mc Curry l’autore di
queste immagini. È bensì un loro antenato e ispiratore, nato e vissuto in un mondo
in cui i costumi erano ben diversi e più restrittivi dei nostri.
Quella raccontata dalle immagini in mostra è storia di
Wihlelm Von Gloeden, un fotografo tedesco in viaggio per salute in Sicilia,
come un novello Hans Castorp, giusto un po’ più aristocratico del personaggio
di Thomas Mann, ma per il resto con una storia del tutto simile a quella
narrata nello Zauberberg. Giunto in Sicilia per curare i propri polmoni malati,
Von Gloeden restò così affascinato dal luogo da non potersene più staccare.
Così affascinato da non poter fare altro che raccontarlo creando immagini a
tratti surreali, preraffaellite, dannunziane, ma sempre capaci di evocarne
la natura profonda, addirittura la storia antica, l’inconscio mitico che soggiace
alla sensualità dei corpi e dei paesaggi.
W. Von Gloeden, Caino, 1900 stampa moderna courtesy @ Fratelli Alinari |
Anche la vicenda personale del fotografo è affascinante. Von
Gloeden non fu fortunato con la sua arte. Sebbene amato da personaggi della
cultura e del teatro, da D’Annunzio alla Duse, fino ad Oscar Wilde,
curiosamente, molto tempo dopo la sua morte fu accusato di pornografia. Negli
anni Trenta, Pancrazio Bucini, erede naturale delle fotografie di Von Gloeden, è
condannato al posto suo e costretto a distruggere tutti i negativi in suo
possesso. Per fortuna nostra, Bucini e gli eredi che gli seguirono, fecero però
ricorso, vincendolo nel 1941 e così salvando una buona quantità di negativi
(circa 500) dal macero.
Fu così che le fotografie di Von Gloeden sfidarono il tempo,
giunsero sotto gli occhi di Mapplethorpe e di McCurry, per ispirarne i progetti
e la ricerca
C’è un fascino particolare in questa storia, che narra di un’epoca
così lontana da noi.
Oggi siamo abituati a ben altro e non percepiamo più le fotografie
di Von Gloeden come particolarmente scandalose. (Giusto l’algoritmo di
Facebook, a quanto mi raccontano i galleristi, la pensa diversamente, ma questa
è un’altra storia!). Le immagini però conservano intatta la loro potenza, la
capacità evocativa. Un anticipo di modernità, con il sapore e la grazia degli
antichi miti.