Giorgio De Chirico e la quinta dimensione @Gam Torino


Giorgio de Chirico
Archeologi/Archaeologists, 1968
olio su tela / oil on canvas
firmato / signed “g. de Chirico 1968”
Roma, Fondazione Giorgio e Isa de Chirico,
© Giorgio de Chirico by SIAE 2019 / Ph. © 2019 Fondazione Giorgio e Isa de Chirico, Roma



Alle elementari ci insegnano che le dimensioni sono tre: altezza, larghezza e profondità. Più avanti, studiando, scopriamo che c’è anche una quarta dimensione, il tempo. Ma poi viene fuori che ne esisterebbe anche una quinta, quella per cui, detto in parole povere, potremmo costruire allegramente collegamenti tra cose, tempi, situazioni.

Insomma, in sostanza, nella quinta dimensione potremmo fare quello di cui parlava Nietzsche nella IIa Considerazione Inattuale (Sull’utilità e il danno della storia per la vita, 1873 -76): in sostanza, saltellare per la storia su e giù, come se la storia fosse un magazzino di costumi che possiamo provare, abbinare e indossare a nostro piacimento. Magari seguendo una logica interna, creativa e piena di energia.

Non si sa se la quinta dimensione esista veramente, di certo esiste ed è consigliabile leggersi la II Inattuale di Nietzsche. Ma perché cito queste cose al principio di un testo su una mostra alla Gam di Torino, dedicata a uno dei maestri del Novecento italiano, Giorgio De Chirico? Il rimando alla quinta dimensione è chiaramente ironico, ma ci sta, perché questa mostra sembra sia curata, - e in modo davvero magistrale da Riccardo Passoni e Lorenzo Canova - seguendo in maniera del tutto coerente, creativamente vivace e anche storicamente fondata, il consiglio di Nietzsche.



Giulio Paolini, 
La caduta nel mondo/The Downfall of the World, 2009
collage su carta / collage on paper
Milano, Collezione privata
Ph. Daniele De Conti, Milano


Il percorso espositivo, infatti, si gioca tutto sui collegamenti, sui rimandi, sulle citazioni. Citazioni esplicite dello stesso De Chirico nella sua arte, per cui in mostra c’è anche un disegno di Michelangelo, che nelle opere di De Chirico ritorna. E citazioni dell’opera di De Chirico da parte di coloro che alla sua arte si sono ispirati per la loro ricerca. E qui si va da Francesco Vezzoli a Vanessa Beecroft, passando per Ontani e De Dominicis, solo per fare qualche nome.

Il risultato è a mio parere davvero entusiasmante, perché non si limita alla lettura superficialmente orizzontale, storica o antologica che siamo abituati a vedere molto spesso in simili occasioni, ma va molto oltre.


Francesco Vezzoli,
Portrait of Sofia Loren as the Muse of Antiquity (After Giorgio de Chirico), 2011
bronzo, cm 190 x 60 x 60
Torino, Galleria Franco Noero


Per dirla breve: questa mostra non somiglia per nulla a quelle operazioni in cui le opere dell’autore noto, che dà il titolo all’evento, sono annegate in mezzo a una quantità di produzioni erudite ma piuttosto insignificanti. (Se avete presente quelle mostre banali e noiosissime il cui titolo suona sempre “… - inserite nome di un autore famoso a piacimento - e il suo tempo, sapete che cosa voglio dire).

Qui no. L’esperienza è istruttiva, creativa, a tratti addirittura esaltante. E le opere di De Chirico, ça va sans dire, sono tante e belle ed esposte in modo tale da renderne agevole la lettura e l’interpretazione.
Perché, come sempre accade, il confronto di un’opera d’arte con l’altra, specie se i due lavori nascono in contesti diversi dal punto di vista geografico, epocale o addirittura culturale, genera arricchimento, un nuovo modo, o anche più modi nuovi, di comprenderli.



Giorgio De Chirico
Il segreto del castello/The Secret of the Castle
fine anni Sessanta / late 1960s
olio su tela / oil on canvas
firmato / signed “g. de Chirico 1932”
Roma, Fondazione Giorgio e Isa de Chirico
© Giorgio de Chirico by SIAE 2019 / Ph. © 2019 Fondazione Giorgio e Isa de Chirico, Roma




Ciò accade soprattutto quando gli abbinamenti tra le opere nascono da una profonda conoscenza della storia dell’arte e delle poetiche. In più, l’effetto non è mai ridondante, bensì si ottiene il felice risultato di “aprire” le opere esplorandone le infinite possibilità, letture e interpretazioni.
Aprire, come fa Georges Didi- Huberman con la storia dell’arte, la filosofia e la psicanalisi, aprendole, appunto, l’una all’altra e l’una con l’altra. Non c’è procedimento interpretativo più produttivo, persino divertente, ma soprattutto intellettualmente stimolante, di questo.
La mostra è visitabile fino a fine agosto, non perdetevela.

Per info sulla mostra: www.gamtorino.it