‘Memories' (2018), penna su tela 50 x50, collezione privata, courtesy @l'artista |
Ho deciso di dedicare alcune pagine di questo blog alla presentazione di artisti il cui lavoro mi interessa e incuriosisce. Comincerò con un lavoro che sembra arrivato dritto dritto da un libro di favole. Ma, prima, vorrei fare una piccola premessa sul modo in cui gestirò questo spazio.
La mia idea è che il lavoro di ogni singolo artista si
configuri come un mondo in sé stesso. Proprio come capita per le monadi di
Leibniz in altro contesto, l’artista, ogni artista, secondo me pone nel suo
lavoro un’intera visione del mondo, e la risolve a suo modo. Ciò non significa
che gli stessi temi che, per esempio, possono far parte della poetica di un
artista, non siano stati sviluppati anche da altri. Ma se a volte il confronto
con questi altri è interessante, a volte non è necessario. L’importante è,
infatti, la coerenza interna del discorso di ciascuno.
È questo il mio modo di leggere l’arte e fare critica,
andando in profondità.
Spero anche, però, che queste mie brevi presentazioni - che
ho appunto deciso di chiamare Monadi, ispirandomi a Leibniz - possano però
anche rivelarsi utili a collezionisti, critici, galleristi e vari altri
professionisti del settore, con cui spero possa realizzarsi un proficuo
scambio.
L’artista di oggi è Keziat.
Nascosti dietro un albero e altre alterazioni (2017), penna su 4 tele 120 x 120 cm, (collezione privata) @courtesy l'artista |
Ho conosciuto il lavoro di Keziat attraverso il web e mi è
subito piaciuto molto. Confesso che trovo il lavoro di Keziat molto affine a
cose che amo (da Queneau alle favole, ai sogni) e anche a cose che scrivo io
stessa (le mie favole e i miei racconti, come questo o questo).
I suoi sono lavori su tela, di piccole o di grandi dimensioni,
interamente disegnati a biro.
L’uso della biro in arte contemporanea ha illustri predecessori,
si pensi a Boetti o ad altri. Anzi, c’è stata persino una mostra a Parigi, di
recente, sulle opere d’arte realizzate con la Bic. Qui il ricorso alla biro è
particolarmente gradevole e dona al lavoro quel tocco dell’autenticità, di
voluta non ricercatezza e semplicità cui fa da contraltare la pienezza del
racconto e della struttura.
Ogni lavoro è, infatti, un’immagine complessa, figlia di un
mondo onirico, che narra una storia surreale, ai confini della favola e dell’illustrazione.
Protagonista, qui, è proprio il mondo del fiabesco, del
sogno, animato da figure che si direbbero discendenti dirette, in chiave
ironica, di quelle che animano i dipinti di Hieronymus Bosch.
‘I Sogni fanno volare e fanno rumore' (2014), penna su 20 tele composte, 250 x 120 cm - courtesy @ l'artista |
L’opera appare poi profondamente interattiva con lo spazio.
Come in una teoria, chiede di essere letta nei dettagli, indagata, raccontata,
passo dopo passo, personaggio dopo personaggio. E una fantasia apre ad altre
fantasie, una storia ad altre storie, senza mai porsi limiti o ricercare uno
svolgimento regolare prevedibile, ma sempre aprendosi ad altri possibili
sbocchi e sviluppi, anche inattesi.
Così, tra creature magiche, pesci con le gambe e le calze a
righe, uccelli con scarpe con i lacci, donne dal corpo bislungo, ombre che
prendono forma e vita e così via, entriamo nel regno del sogno, della pura
fantasia. Su ogni immagine potrebbe essere scritto un racconto, ogni volta
nuovo, una fiaba di quelle sembrano leggere e invece scavano in profondità
nell’inconscio personale e collettivo, perché sono costruite in modo tale da
saper tirare fuori, nel filo del loro racconto, il bandolo di complicate
matasse.
Per altre info sul lavoro di Keziat, che tra l'altro è reduce da impegni espositivi internazionali, questo è il suo sito: www.keziat.net