Un particolare del muro dedicato a Bowie a Brixton - courtesy @Rita Rocca - Bowienext |
Tenetevi pronti. Mercoledì 13 giugno tutti davanti alla tivù. E non sto parlando dei mondiali di calcio – ma chissene, come si dice - bensì di Bowienext, il docufilm creato da Rita Rocca a partire dalle testimonianze di tantissimi fans di David Bowie di tutto il mondo.
Ho intervistato Rita Rocca per saperne di più, e le sue parole mi hanno commosso. Potrei tranquillamente farle mie, in tutto. Certo, per me non fu Heroes, ma Ashes to Ashes qualche anno dopo, e nella vita non ho fatto la giornalista televisiva, ma mi sono occupata di arte e di pensiero (ma Bowie diceva “Io sono un pittore”, e lo diceva parlando della sua musica… come potevo non appassionarmi di pittura e poi, da lì, di arte contemporanea?). Ma alla fine la logica è davvero molto simile, e di certo riguarda molte molte persone in tutto il mondo.
È curioso, è bello, è importante. Perciò, non perdiamoci questo dono splendido di Rita Rocca. Un dono e un labour of love, come dice lei stessa, per David Bowie, certo. Ma anche per tutti (noi).
MCS: Che cos’è e come è nato Bowienext?
RR: Bowienext è un dono per il Duca Bianco. Un gesto di gratitudine, un vero “labour of love”. Un documentario che riunisce video tributi dedicati all’uomo delle stelle provenienti da tutto il mondo. Un film nato per esprimere gratitudine verso il geniale artista che per moltissimi fans è stato molto di più di una pop star: una fonte continua di ispirazione ed un maestro di vita. Siamo grati a Bowie per averci dato tanto. Non solo la musica, ma anche insegnamenti di arte, cultura, cinema e teatro. Non c’è mai stato un artista a 360 gradi come lui.
L’idea di Bowienext nacque qualche mese dopo la sua morte. La presi come un impegno personale, perché come professionista e documentarista, ma allo stesso tempo grande appassionata della musica e dell’arte di David, ho sentito l’esigenza di dare vita ad un film celebrativo. Quando Bowie è morto ho iniziato a leggere i messaggi dei fan sui social, che raccontavano le loro storie di vita legate a David. Ho scoperto che la mia storia personale era molto simile a quella di migliaia, se non milioni, di persone che avevano conosciuto e incontrato la musica e l’arte di Bowie in età adolescenziale. La cosa mi ha stupito. Com'è possibile che una rockstar sia riuscita a orientare in senso artistico e culturale la vita di così tante persone? Bowie ha rappresentato per loro una sorta di “illuminazione”, qualcuno che ha cambiato la loro visione del mondo, da un giorno all’altro e per sempre. Sentivo che i fan erano profondamente addolorati dalla sua morte. Ci sentivamo tutti come se avessimo perso un familiare. Ho percepito nei loro messaggi il desiderio fortissimo di mantenere vivo il suo genio, la sua arte. Ho sentito così di dover metter insieme dei frammenti, come un cristallo infranto… e questi frammenti di creatività bowieana sono arrivati in forma di video da tutto il mondo. L'input che abbiamo lanciato per Bowienext era: non copiarlo, non prendere dei pezzi di repertorio di Bowie, ma creare qualcosa di originale ispirato a lui. Questo sarebbe stato il dono. Bowienext è qualcosa di nuovo. Non è il solito documentario. È molto bowieano, non didascalico, emozionale, sul filo delle libere associazioni... insomma, un grande cut-up video alla Burroughs, come piaceva a lui.
immagine scaricata dal web |
MCS: Ricordi quando è nata la tua passione per Bowie?
RR: Certo!! Come dimenticarlo?! La prima volta che vidi David Bowie fu un momento indelebile nella mia vita, una specie folgorazione. La sua apparizione alla trasmissione della Rai TG2 Odeon nell'ottobre del 1977 ha cambiato il mio modo di vedere il mondo e forse anche quello che sarebbe stato il corso della mia vita. Come me, centinaia di adolescenti italiani sono stati raggiunti dal suo messaggio in quel momento. Era già famoso, ma non era mai venuto in concerto in Italia e in quegli anni era difficile vedere certi personaggi sulla nostra tv. Ero una ragazzina, con i miei sogni semplici, da adolescente. Forse il mio futuro sarebbe meno avventuroso se non avessi visto Bowie in tv. Lui era così avanti rispetto a quegli anni, me ne sono resa conto rivedendo quel video oggi: parlava di quello che sarebbe stato il cambiamento culturale e sociale dovuto all'implementazione rapida della conoscenza. E poi Heroes…. il messaggio di quella canzone mi ha trafitto come una saetta. Da quel momento il mio orizzonte era diventato più vasto, i miei sogni erano cambiati… Guardavo più in là. Quel futuro che sembrava già scritto per me non mi andava più bene Potevamo essere “eroi” tutti, noi persone normali potevamo essere o diventare ciò che volevamo, perché era possibile. Perché anche David era nato in un sobborgo di Londra e poi si era fatto da solo. Da autodidatta era voluto diventare una star mondiale e ci era riuscito. Non bisogna mai arrendersi. In questo consisteva per me il messaggio di Heroes.
MCS: Che cosa ricordi nei primi anni in cui lo ascoltavi, immagino ragazzina?
RR: La musica di Bowie nella mia adolescenza e giovinezza è stata un rifugio confortevole. Quando mi sentivo incompresa, come spesso accade in quell'età, David era un amico che sapeva dare una risposta alle mie inquietudini. Mi faceva evadere dalla noia della provincia, mi faceva sentire diversa, meno banale, mi diceva “credi nei tuoi sogni. Vivi il tuo sogno”. Mi dava forza. Volevo capire i testi delle sue canzoni e così mi sono messa a studiare l’inglese per tradurli… allora non c’era internet. Dovevi prendere carta e penna e vocabolario per capire cosa diceva. E non era semplice, perché Bowie non scriveva canzonette, i suoi testi sono complessi, criptici, infarciti di citazioni colte. Il gioco era proprio imparare a leggerli e decifrarli. Poi, leggendo le sue interviste si apprendevano tante nozioni di arte e di letteratura: lui parlava di Orwell e allora mi compravo tutti i libri, lui citava Burroghs e allora scoprivo i suoi scritti. Bowie era stato danzatore nella compagnia di Kemp e così mi avvicinavo al teatro della Lindsay Kemp company… e sono finita poi a fare una tesi sul teatro. Mi ha fatto sognare, con la sua musica e con i suoi personaggi, così diversi da tutti gli altri… ma è stato anche un maestro che in qualche modo non potevo e non volevo deludere.
MCS: E, andando oltre l’aspetto personale, in che modo, secondo te, Bowie ha influenzato il mondo in cui oggi viviamo, culturalmente e musicalmente parlando?
RR: Ogni periodo musicale di Bowie ha la sua progenie: da Ziggy Stardust a Young Americans, da Station to Station a Let’s dance. Ci sono generazioni di musicisti che sono nate grazie alle influenze di Bowie, ne cito solo alcuni ad esempio degli anni 80/90: Morrissey, Boy George, Duran Duran, Spandau Ballet… Tutti loro sono partiti da ciò che Bowie ha iniziato a fare alla fine degli anni 70, dalla trilogia berlinese fino ad arrivare a Scary Monsters. Ma ancora oggi ci sono artisti e gruppi che hanno preso tanto da lui, ad esempio Moby o gli Arcade Fire tanto per citarne alcuni. La sperimentazione musicale di Bowie è alla base della musica di oggi e la sua influenza si farà sentire nel futuro. Per esempio, David ha gettato ha gettato le basi anche del punk. Brani come Queen Bitch non suonano molto diversi a ciò che di lì a poco avrebbero fatto i Sex Pistols. Siouxie and the Banshees è un altro gruppo che tanto deve alla sua ispirazione. Bowie è stato un innovatore in tutto: nella musica e nella teatralizzazione dei concerti, ha introdotto il look, il trucco, la creazione di personaggi funzionali ad un concept album. Ha messo in scena assieme a Lindsay Kemp il primo teatro-rock. Ma l’influenza culturale di Bowie è vastissima e va dal costume alla moda. Gli stilisti ancora oggi trovano ispirazione continua dai vari outfit dei suoi personaggi. Bowie è un’icona della moda, anche se non si è mai adeguato alle mode e preferiva inventarle. Il suo modo di stare in scena ha ispirato tanti cantanti da Bono Vox degli U2 a Dave Gahan dei Depeche Mode.
E poi, ha sdoganato il fatto di poter essere gay, bisessuali o comunque il diritto di essere ciò che si vuole ma comunque rispettati come individui.
MCS: Invece parlando degli artisti, anche visivi, che ti hanno fornito il loro materiale per la tua ricerca, ce n’è qualcuno che vorresti ricordare in particolare?
RR: Devo dire che sono tutti davvero bravi. Forse però vorrei ricordare in particolare il lavoro di un’artista giovanissima, Alice Rovai. Hai visto i suoi disegni? È davvero brava!
MCS: Ora le due domande più difficili. Album e canzone preferiti (sempre del Duca Bianco, è chiaro!)?
RR: Difficilissimo scegliere, hai ragione! Le amo tutte, ognuna in modo diverso. Se proprio mi costringi (ride), dovrei mettere al primo posto l’album e il brano Heroes che per me sono stati la “folgorazione”. Heroes è una canzone immortale!! Non ci sono parole per descriverla: è la perfezione, la bellezza assoluta. Anche Station to Station quando ad un certo punto c’è quel crescendo... mi fa impazzire. Poi ci sono brani che mi commuovono come Lady Stardust e Win, oppure la cover della beatlesiana Across the universe… come la canta Bowie non la canta nessuno. Ma David ha un canzoniere così ricco che ci sarà sempre un brano adatto al mood delle nostre giornate… credo per tutta la vita. Continueremo sempre a scoprire nuove cose, ascoltando la sua musica. Bowie rinasce ogni volta che ascolti una sua canzone.
BOWIENEXT Nascita di una galassia sarà trasmesso il prossimo 13 giugno alle 21,15 su Rai5
RR: Certo!! Come dimenticarlo?! La prima volta che vidi David Bowie fu un momento indelebile nella mia vita, una specie folgorazione. La sua apparizione alla trasmissione della Rai TG2 Odeon nell'ottobre del 1977 ha cambiato il mio modo di vedere il mondo e forse anche quello che sarebbe stato il corso della mia vita. Come me, centinaia di adolescenti italiani sono stati raggiunti dal suo messaggio in quel momento. Era già famoso, ma non era mai venuto in concerto in Italia e in quegli anni era difficile vedere certi personaggi sulla nostra tv. Ero una ragazzina, con i miei sogni semplici, da adolescente. Forse il mio futuro sarebbe meno avventuroso se non avessi visto Bowie in tv. Lui era così avanti rispetto a quegli anni, me ne sono resa conto rivedendo quel video oggi: parlava di quello che sarebbe stato il cambiamento culturale e sociale dovuto all'implementazione rapida della conoscenza. E poi Heroes…. il messaggio di quella canzone mi ha trafitto come una saetta. Da quel momento il mio orizzonte era diventato più vasto, i miei sogni erano cambiati… Guardavo più in là. Quel futuro che sembrava già scritto per me non mi andava più bene Potevamo essere “eroi” tutti, noi persone normali potevamo essere o diventare ciò che volevamo, perché era possibile. Perché anche David era nato in un sobborgo di Londra e poi si era fatto da solo. Da autodidatta era voluto diventare una star mondiale e ci era riuscito. Non bisogna mai arrendersi. In questo consisteva per me il messaggio di Heroes.
MCS: Che cosa ricordi nei primi anni in cui lo ascoltavi, immagino ragazzina?
RR: La musica di Bowie nella mia adolescenza e giovinezza è stata un rifugio confortevole. Quando mi sentivo incompresa, come spesso accade in quell'età, David era un amico che sapeva dare una risposta alle mie inquietudini. Mi faceva evadere dalla noia della provincia, mi faceva sentire diversa, meno banale, mi diceva “credi nei tuoi sogni. Vivi il tuo sogno”. Mi dava forza. Volevo capire i testi delle sue canzoni e così mi sono messa a studiare l’inglese per tradurli… allora non c’era internet. Dovevi prendere carta e penna e vocabolario per capire cosa diceva. E non era semplice, perché Bowie non scriveva canzonette, i suoi testi sono complessi, criptici, infarciti di citazioni colte. Il gioco era proprio imparare a leggerli e decifrarli. Poi, leggendo le sue interviste si apprendevano tante nozioni di arte e di letteratura: lui parlava di Orwell e allora mi compravo tutti i libri, lui citava Burroghs e allora scoprivo i suoi scritti. Bowie era stato danzatore nella compagnia di Kemp e così mi avvicinavo al teatro della Lindsay Kemp company… e sono finita poi a fare una tesi sul teatro. Mi ha fatto sognare, con la sua musica e con i suoi personaggi, così diversi da tutti gli altri… ma è stato anche un maestro che in qualche modo non potevo e non volevo deludere.
Un'oopera dedicata a Bowie - courtesy @Rita Rocca Bowienext |
MCS: Sono moltissime le persone, nel mondo della musica e
dell'arte e non, che hanno amato l’arte di Bowie profondamente e che confessano di aver subito la sua influenza nell'arte e nella vita. Anch'io nel mio piccolo, so che sarei una persona completamente diversa se non avessi mai conosciuto la sua musica, il suo modo di fare arte e forse anche di più, di stare al mondo, e so di non essere la sola. Posso chiederti in che modo, secondo te, Bowie, la sua personalità, la sua arte e la sua musica hanno influenzato il tuo lavoro e la tua vita, nel corso degli anni?
RR: Dovevo far diventare realtà i miei sogni. Potevo diventare, anche da autodidatta com'era stato lui, chiunque avessi voluto. In realtà sognavo anche di conoscerlo e pensavo “dovrò fare un lavoro che mi permetterà di incontrarlo un giorno”. E poi alla fine è andata proprio così! Sono diventata una giornalista della televisione. Forse non avrei mai fatto questo meraviglioso lavoro se quel giorno non mi fossi imbattuta nella sua musica. La cosa incredibile è un’esperienza simile l’hanno vissuta migliaia di fans: molti sono diventati artisti, musicisti, scrittori o comunque anche in lavori non artistici, hanno ricevuto una guida. Per questo motivo ho pensato che dovevamo unire gli sforzi e ricambiare Bowie con un film tributo corale.
Forse saremmo stati tutti delle persone diverse se non avessimo seguito la sua arte. Guardano indietro al mio lavoro, mi rendo conto che Bowie mi ha sempre guidato e influenzato anche quando non ero lì a pensare a lui, una volta diventata adulta. Non mi sono mai fermata nel mio lavoro, cambiando sempre ruoli e programmi, da giornalista a regista, da regista a film maker, cercando sempre di non annoiarmi e di crescere, a volte gettandomi in imprese che sembravano più grandi di me… l’ultima: Bowienext.
courtesy @Bowienext Rita Rocca |
MCS: E, andando oltre l’aspetto personale, in che modo, secondo te, Bowie ha influenzato il mondo in cui oggi viviamo, culturalmente e musicalmente parlando?
RR: Ogni periodo musicale di Bowie ha la sua progenie: da Ziggy Stardust a Young Americans, da Station to Station a Let’s dance. Ci sono generazioni di musicisti che sono nate grazie alle influenze di Bowie, ne cito solo alcuni ad esempio degli anni 80/90: Morrissey, Boy George, Duran Duran, Spandau Ballet… Tutti loro sono partiti da ciò che Bowie ha iniziato a fare alla fine degli anni 70, dalla trilogia berlinese fino ad arrivare a Scary Monsters. Ma ancora oggi ci sono artisti e gruppi che hanno preso tanto da lui, ad esempio Moby o gli Arcade Fire tanto per citarne alcuni. La sperimentazione musicale di Bowie è alla base della musica di oggi e la sua influenza si farà sentire nel futuro. Per esempio, David ha gettato ha gettato le basi anche del punk. Brani come Queen Bitch non suonano molto diversi a ciò che di lì a poco avrebbero fatto i Sex Pistols. Siouxie and the Banshees è un altro gruppo che tanto deve alla sua ispirazione. Bowie è stato un innovatore in tutto: nella musica e nella teatralizzazione dei concerti, ha introdotto il look, il trucco, la creazione di personaggi funzionali ad un concept album. Ha messo in scena assieme a Lindsay Kemp il primo teatro-rock. Ma l’influenza culturale di Bowie è vastissima e va dal costume alla moda. Gli stilisti ancora oggi trovano ispirazione continua dai vari outfit dei suoi personaggi. Bowie è un’icona della moda, anche se non si è mai adeguato alle mode e preferiva inventarle. Il suo modo di stare in scena ha ispirato tanti cantanti da Bono Vox degli U2 a Dave Gahan dei Depeche Mode.
E poi, ha sdoganato il fatto di poter essere gay, bisessuali o comunque il diritto di essere ciò che si vuole ma comunque rispettati come individui.
opera di Alice Rovai - courtesy @l'artista e Bowienext |
MCS: Invece parlando degli artisti, anche visivi, che ti hanno fornito il loro materiale per la tua ricerca, ce n’è qualcuno che vorresti ricordare in particolare?
RR: Devo dire che sono tutti davvero bravi. Forse però vorrei ricordare in particolare il lavoro di un’artista giovanissima, Alice Rovai. Hai visto i suoi disegni? È davvero brava!
immagine scaricata dal web |
MCS: Ora le due domande più difficili. Album e canzone preferiti (sempre del Duca Bianco, è chiaro!)?
RR: Difficilissimo scegliere, hai ragione! Le amo tutte, ognuna in modo diverso. Se proprio mi costringi (ride), dovrei mettere al primo posto l’album e il brano Heroes che per me sono stati la “folgorazione”. Heroes è una canzone immortale!! Non ci sono parole per descriverla: è la perfezione, la bellezza assoluta. Anche Station to Station quando ad un certo punto c’è quel crescendo... mi fa impazzire. Poi ci sono brani che mi commuovono come Lady Stardust e Win, oppure la cover della beatlesiana Across the universe… come la canta Bowie non la canta nessuno. Ma David ha un canzoniere così ricco che ci sarà sempre un brano adatto al mood delle nostre giornate… credo per tutta la vita. Continueremo sempre a scoprire nuove cose, ascoltando la sua musica. Bowie rinasce ogni volta che ascolti una sua canzone.
BOWIENEXT Nascita di una galassia sarà trasmesso il prossimo 13 giugno alle 21,15 su Rai5