David Bowie e Kate Moss fotografati da Ellen von Unwerth, 2003. Foto courtesy @Ellen Unwerth |
Non siamo abituati a considerare arte, o cultura, le fotografie rubate ai divi del cinema o della televisione o anche del web. Eppure la storia della fotografia recente dimostra che le cose non stanno proprio così, anzi. Il termine stesso “paparazzi”, proprio come “dolce vita”, si sa, nasce dalla fantasia di Federico Fellini per indicare un fotografo pronto a qualsiasi espediente per rubare un’immagine, un momento privato e intimo di un personaggio pubblico. È essenziale che il furto di immagini sia compiuto ai danni di qualcuno che dal pubblico è molto amato, ammirato e, soprattutto, invidiato. Così lo scatto segreto, offerto in pasto al pubblico, non ha solo l’effetto di rendere il personaggio più umano, perché ci permette di vederlo in un momento della sua vita privata e personale. Ne svela anche e soprattutto le debolezze, le difficoltà, i difetti, anche quelli fisici, persino le meschinità e le sofferenze. Il rotolino di ciccia o il flirt, o meglio ancora il tradimento del personaggio famoso, insomma, hanno per i più un che di consolatorio. Danno l’illusione di essere più vicini a un mondo e a una vita sognate da molti, e in più funzionano come una distrazione, qualcosa che occupa la mente e la tiene lontana dai problemi e dalle angosce di tutti i giorni. La foto qui funziona da deterrente, insomma, contro la realtà nuda e cruda.
La mostra da Camera in questo senso è molto particolare, perché offre un excursus di storici scatti rubati di star come Brigitte Bardot, Jacqueline Kennedy fino a Lady Diana e altri ancora e così facendo racconta una storia della fotografia che non siamo abituati a leggere nei libri. Dagli anni cinquanta e sessanta in giù, verso il nostro tempo, la foto rubata infatti si trasforma, diventa altro, soprattutto concettualmente. In certo senso, via via che il tempo passa, le star e i fotografi stessi imparano a usare le fotografie come mezzo di comunicazione privilegiato. Capiscono che esse sono una splendida cassa di risonanza per l’immagine che loro di se stessi vogliono costruire. Così l’immagine si altera, si modifica, s’imbroglia. Lo scatto a volte è rubato per finta, altre è costruito a bella posta per ottenere un certo effetto e poi venduto. E la nozione stessa di fotografia e il suo rapporto con il vero e il reale incorrono in tal modo in una profonda e inesorabile trasformazione. L’alterazione dell’immagine e del loro rapporto con il vero, tocca il culmine nelle ultime sale dell’esposizione, quelle che forse più di tutte, dal punto di vista artistico e di ricerca, sono interessanti. Qui troviamo artisti che con le immagini giocano, letteralmente, in completa consapevolezza non solo da parte del fotografo, ma anche dello spettatore. Ci sono i fotomontaggi impossibili di Alison Jackson, dove due icone, Marylin Monroe e Lady D, vanno a fare shopping insieme, per esempio, o i giochi davanti all’obiettivo di David Bowie con Kate Moss opera di Ellen von Unwerth. Fino al progetto di Armin Linke sull’archivio di Corrado Calvo e le sue foto di Silvio Berlusconi in vacanza.
Ma quanto sono performative sulla realtà quelle immagini? E qual è il loro peso, ruolo e funzione, rispetto al modo in cui vediamo e percepiamo il mondo? Sono innocue distrazioni, innocenti evasioni, oppure sono qualcosa di più? La riflessione è interessante almeno tanto quanto è in effetti molto complesso rispondere in modo esaustivo a queste domande. Certo, a proposito di immagini che circolano liberamente in giro per i vari canali mediatici della nostra epoca, oggi sarebbe forse interessante fare il passo oltre i paparazzi e magari fare un progetto artistico sui meme che spopolano sul web. Chissà che immagine del nostro mondo attuale ne verrebbe fuori?
La mostra di cui ho parlato è:
“Arrivano i Paparazzi!” – Fotografi e divi dalla Dolce Vita a oggi
A cura di Walter Guadagnini e Francesco Zanot
Camera – Centro Italiano per la Fotografia Via delle Rosine 18, 10123 Torino –http://www.camera.to | camera@camera.to
Fino al 7 gennaio 2018
- in copertina David Bowie e Kate Moss fotografati da Ellen von Unwerth, 2003. Foto courtesy @Ellen Unwerth