Damien Hirst, Pastelltone 2015 (immagine scaricata dal sito della Gam di Torino, sezione Press) |
L'emozione dei colori nell'arte. Su questa mostra è stato scritto di tutto e di più. E il grande successo di pubblico e critica è del tutto meritato.
Mancano davvero ormai pochi giorni alla chiusura della mostra e a chi se la fosse persa fino ad ora conviene correre a vederla.
Pavimento della Gam con opera di Jim Lambie Allestimento photo @G.Perrotino Immagine scaricata dalla sezione press del sito della Gam - Torino |
Ma cosa dire che non sia stato ancora detto su una mostra così?
Credo che sia piaciuta tanto perché, a differenza di quanto troppo spesso accade nella stragrande maggioranza spazi espositivi dedicati all'arte moderna e contemporanea, questa mostra prevedeva un altissimo livello di interazione con il pubblico. Più che sui concetti - pure ovviamente presenti e interessantissimi - verteva sulle esperienze, sul coinvolgimento.
Pavimento della Gam con opera di Jim Lambie Allestimento photo @G.Perrotino Immagine scaricata dalla sezione press del sito della Gam - Torino |
Dicendo alle persone che cosa l'arte, il colore nell'arte, fa o può fare su di loro, si incoraggiavano i visitatori a mettersi in gioco in prima persona.
Così l'interazione non era solo quella passiva tra l'opera esposta che sta lì, muta e giudicante nella sua incomprensibilità, pretendendo di insegnare, rigida e altera, allo spettatore ignorante che vorrebbe fruirne, ma spesso non sa bene come.
C'era partecipazione, dialogo tra l'opera e le persone e - cosa ancor più interessante - dialogo tra le persone e le persone... sempre in relazione all'opera.
Una mostra da vivere, insomma, non solo da guardare.
Hans Richter, Anima locomotrice. Ritratto visionario, 2016 @ foto scaricata dalla sezione press del sito della Gam - Torino |
Certo non è la prima mostra fatta con questa logica, e bisogna evitare forse gli eccessi da "centro gioco educativo" (un pericolo che incombe, ad essere sinceri, anche se è aggirabile). Però il coinvolgimento, e il dialogo, l'esperienza, sono un'esigenza dei tempi.
In fondo, in un mondo social, sempre così lontano dall'esperienza diretta delle cose, l'arte resta qualcosa da percepire, spesso con tutti i sensi. E non è poca cosa.