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La massa di oggetti e vari effetti personali perduti dalla gente in Piazza San Carlo a Torino la mattina del 4 giugno 2017
(foto scaricata dal sito web de La Stampa)
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Sembra Boltanski, o Pistoletto. E invece è Piazza San Carlo questa mattina, dopo quella che doveva essere una festa.
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| Un particolare dell'installazione di Boltanski a Monumenta nel 2010 (fonte foto web) |
La foto che ho messo sopra è invece proprio un'installazione di Boltanski del 2010. S'intitolava "Personnes", che in francese vuol dire sì persone, ma anche nessuno.
Gli abiti ammassati danno il senso dell'alienazione. Quella che ci coglie quando smettiamo di guardarci negli occhi e parlarci, per confonderci tutti in una massa resa folle e violenta dalla paura e dalla solitudine. Perché è proprio così che accade: la tragedia è terribile perché prende nel mucchio, allontana i piccoli, strappa e distrugge. Rendendo tutti uguali, trasforma improvvisamente le persone in "nessuno".
Su quanto avvenuto ieri a Torino molte cose sono state dette, molte se ne diranno. Spero che saranno individuati i responsabili e le responsabilità. Ma soprattutto spero con tutto il cuore di non vedere mai scene come questa nella mia città, né altrove.
Spero che ci svegliamo presto dall'incubo del terrorismo e della paura, che in questi anni difficili troppo spesso ci spinge gli uni contro gli altri, a volte non solo in senso figurato, fino a farci male.
Spero che impariamo finalmente che la sorte di ciascuno dipende anche da quella di tutti gli altri, e che per questo non siamo massa inferocita indistinta e anonima, pronta tanto a buttarsi su una preda o a scappare (che poi è lo stesso), ma società di persone.
Persone che sanno guardarsi l'un l'altra e prendersi cura l'un l'altra, al di là della paura, così come tanti hanno fatto e stanno facendo in queste ore a Torino dopo i fatti assurdi di ieri.
Questo è il mio modo, per quel che vale, di mandare un abbraccio solidale a tutte le vittime di quella che doveva essere una festa e non lo è stata.