Prendere la storia contropelo - Bill Viola a Firenze

The Deluge (Going Forth By Day) Il diluvio (Uscire al giorno)
Bill Viola, 2002, 36’. Pannello 3 dei 5 di Going Forth By Day (Uscire al giorno), 2002. Installazione video-audio Video a colori ad alta definizione proiettato su una parete in una stanza buia; audio stereofonico e subwoofer. cm 370 x 488. Courtesy Bill Viola Studio
Tra le mostre da non perdere quest’estate in giro per l’Italia c’è senz’altro quella di Bill Viola a Palazzo Strozzi a Firenze. Il genio della videoarte si mette in dialogo con opere di grandi maestri del Rinascimento quali Pontormo, Masolino da Panicale, Paolo Uccello e Lukas Cranach.

In mostra ci sono una serie di lavori video, o installazioni video-audio, realizzate nel corso di vari decenni, in cui Viola reinterpreta alcune opere del Rinascimento italiano. Così La Visitazione del Pontormo (1528-29) diventa The Greeting (Il saluto, 1996). Il toccante The Deluge - Going forth by day (Il diluvio - uscire al giorno, 2013) si accosta al Diluvio Universale di Paolo Uccello (1439-1440). E Il Cristo in Pietà di Masolino da Panicale (1383/84) si specchia nel video Emergence (Emersione, 2002), con tutti gli slittamenti semantici del caso... 

Non si tratta, come potrebbe apparire a prima vista, di una semplice traslitterazione di un linguaggio pittorico antico, e un’iconografia antica, secondo un’iconografia contemporanea e a noi familiare attraverso un linguaggio tecnologicamente avanzato. C’è di più e io trovo questo di più davvero appassionante.
Il Diluvio universale e recessione delle acque
Paolo Uccello (Paolo di Dono; Firenze 1397 circa-1475), 1439-1440 circa.
Affresco staccato, cm 215 x 510. Firenze, Musei Civici Fiorentini, Museo di Santa Maria Novella, dalla quarta campata del lato est
del Chiostro Verde. Fototeca dei Musei Civici Fiorentini

Qualche anno fa, se avessi dovuto scrivere di queste opere, avrei parlato di secolarizzazione, o di postmodernità. Oggi la vedo un po’ diversamente.
Le opere di Bill Viola sono straordinarie. Sono belle, nel senso pieno e vero del termine, perché danno vita a immagini dialettiche.
E che cos’è un’immagine dialettica? Mi spiego.
Le figure delle opere di Bill Viola non sono semplici figure emerse dal passato, sono di più. Sono immagini emerse dalla memoria. Personale e collettiva.

The Greeting (Il saluto)
Bill Viola, 1995, 10’22"
Installazione video-audio. Proiezione di video a colori su un grande schermo verticale installato a parete in uno spazio oscurato; audio stereofonico amplificato.
Interpreti: Angela Black, Suzanne Peters, Bonnie Snyder. Courtesy Bill Viola Studio
Per Benjamin  l’immagine è reminiscenza e si situa al di là della contrapposizione tra un presente dimentico di ciò che lo ha preceduto e un passato già compiuto e per sempre archiviato. Per Benjamin l’immagine è dialettica perché prende su di sé le contraddizioni, anche quelle tra passato e futuro e presente, ma non le vuole appianare a tutti costi. Al contrario, l’immagine è il luogo in cui già – stato e adesso si incontrano. Non si tratta perciò di attualizzare o secolarizzare le immagini, ma di risvegliarle.

Le opere di Bill Viola sono come la filosofia di Benjamin, che voleva prendere la storia “contropelo”. Le figure che costellano le sue opere non sono lì per caso. Sono le figure che fanno la nostra storia culturale, quelle che incontriamo sul nostro cammino se ci mettiamo alla ricerca della nostra origine. E l’origine (dice Georges Didi-Huberman parafrasando Newman) è sempre adesso.
Se come vuole, in parte con Benjamin, Didi-Huberman, l’immagine è da interpretare come Freud faceva con i sogni o con i sintomi, ecco che allora rileggere l’arte del passato vuol dire riappropriarsi di qualcosa che ci riguarda molto da vicino. 
Vuol dire allenare l’occhio ad andare a scovare dove, nel nostro vissuto quotidiano, la storia che ci ha preceduto si affaccia. Ed ecco che le immagini si risvegliano, e il mondo attorno a noi diventa leggibile. E, sorpresa, non resiste più agli sforzi dei nostri ragionamenti, ma diventa più docile. Si lascia decifrare e ci dice cose che forse neanche ci aspettiamo.

Visitazione
Pontormo (Jacopo Carucci; Pontorme, Empoli 1494-Firenze 1557), 1528-1529 circa. Olio su tavola, cm 207 x 159,4. Carmignano, Pieve di San Michele Arcangelo. Foto Antonio Quattrone
Non serve neanche dire perché una mostra di Bill Viola, un evento di questo calibro, è imperdibile. Bill Viola non si discute. Ma c’è anche dell’altro.

Questa mostra tocca un punto che a mio parere è fondamentale per l’arte del presente e del futuro che ci aspetta. E forse addirittura va a toccare qualcosa che non riguarda soltanto l’arte, ma proprio il nostro modo di stare al mondo. Oggi, nella nostra epoca.


Emergence (Emersione)
Bill Viola, 2002, 11’40”. Retroproiezione video a colori ad alta definizione su schermo montato a parete in una stanza buia Interpreti: Weba Garretson, John Hay, Sarah Steben. cm 213 x 213. Courtesy Bill Viola Studio
Qualche giorno fa mi sono trovata seduta a un tavolino di un caffè a cercare di spiegare il concetto di immagine e anacronismo in Didi-Huberman a una persona che non l’aveva mai letto (né lui, né Benjamin, né Freud). Lì mi sono resa conto di quanto sia difficile rendere comprensibili il più possibile e al maggior numero di persone possibile  concetti filosofici e della storia dell’arte di una certa profondità.

Cristo in pietà
Masolino da Panicale (Tommaso di Cristoforo di Fino; Panicale
di Renacci? 1383/84-documentato fino al 1435), 1424. Affresco staccato, cm 280 x 118. Empoli, Museo della Collegiata di Sant'Andrea, inv. n. 32. Foto Antonio Quattrone
La mia personale scommessa con il mondo è però che ampliare il numero di coloro che si appassionano a temi e argomenti culturali, non solo sia qualcosa di genericamente desiderabile, ma sia anche una prospettiva molto più concreta  di quello che si pensa.

La scommessa consiste, in poche parole, nel comprendere e far comprendere perché certe opere d’arte, certi libri, certe riflessioni hanno a che fare con noi, la nostra vita quotidiana, il nostro lavoro e le nostre relazioni. Perché interessano tutto, e ci interessano tutti. E perché è un vero e proprio godimento, e un’occasione per vivere la vita appieno, saper cogliere il bello che ci circonda, e non solo quello naturale, ma anche quello che nasce dal genio e dall’ingegno umano.

Chiaro che non è facile. Ma di certo una mostra come quella di Bill Viola a Firenze aiuta.