Lou Reed, David Bowie, l'architettura e la sincronicità

Lou Reed e David Bowie mentre si baciano nei primi anni settanta. Quello dietro di loro che non si vede è Mick Jagger
(foto scaricata dal web)

Mai sentito parlare di coincidenze significative? Vi è mai capitato di pensare a qualcuno o a qualcosa e poi di trovarvelo davanti, di incontrarlo senza che ci sia un nesso causale esplicito.
Ecco, più o meno questa cosa delle coincidenze significative (almeno significative per chi le vive) il buon Carl Gustav Jung la chiamava sincronicità.
Forse qualcosa del genere l'aveva detta anche Leibniz, qualche secolo prima, quando aveva immaginato che tutto fosse governato da una segreta armonia prestabilita.

Ecco, oggi qualcosa del genere è capitato a me.
È da ieri sera che ho in testa Lou Reed, non so perchè. Prima canticchiavo Perfect day. Poi mi sono venute in mente un paio di canzoni che David Bowie gli aveva dedicato nei primi anni settanta. E infine, per caso, mi sono trovata a leggere altre cose curiose che lo riguardavano, come un'intervista un po' particolare sempre di David Bowie, in cui il Duca Bianco raccontava di come, quando era appena ventenne, non desiderasse altro che conoscere di persona l'allora leader dei Velvet Underground.


Bene, questa mattina sono andata a fare un giretto per la mia città alla ricerca di architetture interessanti. Ci sono un sacco di edifici aperti a Torino per Open House (per chi non sapesse che cos'è Open House, ne ho parlato qui) questo weekend e voglio approfittare dell'occasione.
Ho deciso di partire da Palazzo del Carretto, in via Bogino.

Palazzo del Carretto - Torino, foto mia

Ed ecco che in una bella sala chi ti trovo?

Una teoria di ritratti fotografici di Lou Reed! (opera di Timothy Greenfield)

una delle foto di Lou Reed opera di Timothy Greenfield a Palazzo del Carretto - Torino, foto mia