Sono tre giorni che vorrei scrivere di una mostra davvero bella e meritevole che ho visto, ma il caldo torrido di questi pomeriggi mi induce a prendere tempo e attendere un attimo. Giusto per scrivere con calma e lucidità mentale su un bel lavoro di fotografia.
Nell'attesa però non volevo lasciare il blog silenzioso troppo a lungo, e così ho deciso di scrivere una riflessione che mi è passata sotto gli occhi in questi giorni.
Premessa.
Quando ero ragazzina fui molto colpita dalla lettura di un famosissimo racconto di Thomas Mann. Si trattava di Tonio Kroeger, uscito per la prima volta nel 1903 su una rivista dell'epoca.
Il racconto parlava di un giovane esponente della borghesia dell'epoca, un ragazzino anche lui, che però sentiva forte la fascinazione per l'arte e il mondo bohèmien degli artisti. Detta così è troppo breve e troppo facile, mentre il racconto è profondo e intenso come poche cose che io abbia mai letto (non sto a raccontarvelo, leggetelo, vale la pena. Si trova su amazon o in qualunque libreria degna di questo nome!).
Forse perché mi identificavo, forse perchè erano gli anni ottanta e mi pareva che la temperie culturale dell'epoca tendesse alla superficialità spinta in una maniera che avvertivo quasi come dolorosa (e forse ahimé era proprio vero), ma ricordo che mi colpì soprattutto una frase in cui il protagonista, Tonio, sfiorando un'ironia degna del migliore Woody Allen, dice:
"Vivo a cavallo tra due mondi e non mi sento a mio agio in nessuno dei due"
Per decenni questa frase ha racchiuso un po' il mio cruccio esistenziale. Il non riconoscersi mai totalmente nel mondo culturale che mi circondava, un po' come capitava al protagonista del libro, in qualche modo.
C'è la tensione tra apollineo e dionisiaco, tra ispirazione e teoria, tra vita regolare e normale e guizzo di fantasia personale. Una tensione perenne, storica, che riguarda gli uomini e le donne di tutti i tempi.
Ebbene, qualche giorno fa ho trovato la risposta a Tonio Kroeger.
Davvero? Sì, davvero. E dove? (ok sto parlando da sola, smetto subito)
Ho letto la sceneggiatura completa di Lazarus, il musical scritto da David Bowie e Edda Walsh e messo in scena la prima volta a New York pochissimo tempo prima che Bowie lasciasse questa vita (o questo pianeta, fate voi).
Il musical si presenta come un visionario sequel de L'uomo che cadde sulla terra, romanzo di Walter Trevis reso celebre negli anni settanta dal film di Nicolas Roeg in cui appunto Bowie recitava la parte del protagonista, Thomas Jerome Newton.
Per chi non lo sapesse, Newton è un alieno, appunto caduto sulla terra, che cerca di tornare a casa, ma è meno fortunato di ET e non ci riesce. In Lazarus, Bowie narra invece del suo tentativo riuscito, anche se forse solo poeticamente.
Ebbene, in un punto, verso la fine della pièce, una donna (che forse però è solo una sua visione interiore) dice a Newton questa bella frase:
"When you're stuck between two worlds - it's only right that you try something incredible...."
Quando sei bloccato tra due mondi, beh è solo giusto cercare di inventarsi qualcosa di incredibile.
Ma... non è la risposta a Tonio Kroeger questa?
Solo che... Ecco qui, la prospettiva di Tonio è rovesciata, e quella che sembrava una difficoltà o una cesura, diventa addirittura un'occasione per stimolare l'ingegno e inventarsi qualcosa di unico e incredibile.
Come dire che la difficoltà non deve farci arrendere, ma stimolare la fantasia. Solo da una situazione inizialmente critica o complessa da risolvere nascono soluzioni e idee nuove.
Credo che questa sia una cosa su cui riflettere con calma. Nonostante il caldo di questi giorni.