Lo avevamo lasciato in un ristorante argentino, il nostro vampiro redento che si sforzava di essere normale, mentre ricadeva nel tunnel e si gustava, di nascosto dalla sua fidanzata Samantha, una succulenta bistecca al sangue... Che ne sarà ora di Draky? ricadrà nelle vecchie abitudini o vestirà i panni di una rassicurante, ma grigia normalità?
Per scoprirlo, non resta che leggere la seconda puntata di...
(ph. Rodney Smith, scaricata dal web) |
ANEMIA - 2a PUNTATA
Il primo pensiero fu Samantha. Che cosa avrebbe detto se
avesse scoperto chi era lui davvero? E i colleghi e gli amici del corso? Il
dentista, beh, il dentista sapeva, ma pensava che lui fosse cambiato,
certamente, se no non lo avrebbe mai assunto. Il fatto che fosse diventato
vegano era una cosa piuttosto rassicurante per lui, cosa comprensibile.
Sconvolto e spaventato, Draky, anzi Dracula, come prima
reazione, decise di mentire e andare avanti con la sua vita come prima.
Davanti a tutti avrebbe continuato ad essere il buon Draky, ma in segreto
avrebbe aperto un conto con il macellaio.
Così fece e le cose andarono senza troppi guai per un
po’. Anzi, al principio sembrava che i suoi problemi di stanchezza cronica
fossero miracolosamente scomparsi. Draky tornò ad essere il simpaticone di una
volta, brillante e perfettamente integrato nella società.
Di notte, di nascosto, però, mangiava una tagliata dietro
l’altra. Consumava albese, fiorentina e tartare come se non ci fosse un domani.
Poi si vergognava come un cane ed eccolo il giorno dopo al ristorante vegano
con Samantha a nutrirsi, si fa per dire, di germogli e quinoa. Samantha, per
altro, aveva notato un certo calo dell’appetito da parte di Draky, ma non se ne
preoccupava perché per il resto lo trovava vigoroso e in piena forma.
Non passò molto tempo però, prima che certe vecchie
abitudini di Draky ricomparissero. Faticava a star sveglio la mattina e di
notte non dormiva. Il suo colorito era pallido e gli occhi segnati
profondamente, anche perché il sole, improvvisamente, gli dava di nuovo molto
fastidio. Così gli amici ricominciarono a prenderlo in giro, e Samantha, che
nel frattempo aveva fatto amicizia con il suo istruttore di nuoto, una specie
di bagnino tutto muscoli e niente cervello, era diventata molto fredda con lui.
Non si intendevano più. Tutti sembravano fargli capire che, se voleva essere
accettato, doveva tornare al più presto normale, così come lo avevano
conosciuto, oppure li avrebbe persi per sempre.
Draky, anzi, Dracula, era disperato. Il cambiamento in
lui era avvenuto ormai, con i denti nuovi e le nuove abitudini, non avrebbe mai
potuto tornare ad essere un vampiro. Almeno credeva così, ma c’erano buone ragioni
per pensarlo. Tuttavia gli capitava sempre più spesso di rimpiangere il suo
castello fuori le mura e la sua vecchia identità, compresi gli studi di
brisbacchiologia.
A volte si sentiva stanco e depresso e le continue
richieste di Samantha e dei suoi amici di essere brillante, in forma eccetera
eccetera, lo deprimevano ancor di più. La sua unica consolazione erano le
mangiate carnivore notturne, che però doveva tenere ben nascoste e segrete a
tutti quelli che conosceva, soprattutto a Samantha.
C’era una persona a cui però non poteva nascondere tutto
il suo dolore. È chiaro, si trattava del macellaio.
Banalmente, finché la macelleria era gestita dal signor
Pino, un omone che misurava 140 mq commerciali se lo guardavi di profilo ed
aveva la delicatezza e l’eleganza di un giocatore di wrestling, le cose
andarono come dovevano andare. Un giorno però il signor Pino notò che gli
affari andavano bene e così assunse una commessa per avere a che fare con i clienti,
una bella ragazza dall’accento toscano, che infatti veniva da Firenze e di nome
faceva Virginia.
Farsi fare un etto di tritata fresca di vitellone del
Piemonte e innamorarsi di lei per Draky fu un tutt’uno.
La prima volta che lei gli sfiorò la mano, mentre gli
consegnava il pacchetto con le bistecche, lui arrossì come un adolescente. Lei
se ne accorse e arrossì a sua volta. Da quando c’era Virginia, a Draky sembrava
di camminare sulle nuvole.
Samantha però lo sentiva sempre più assente e, spinta dal
suo nuovo amico maestro di nuoto, che ovviamente se la baccagliava
selvaggiamente, s’indispettì e un giorno decise di seguirlo.
Lo vide entrare in macelleria e soprattutto uscire mano
nella mano con la bella macellaia, che, a fine turno, aveva accettato di farsi una
fiorentina con lui a lume di candela.
Ci fu una scenata tremenda, che si concluse con un pianto
disperato da parte del maestro di nuoto, il quale, nella colluttazione, aveva
inavvertitamente ricevuto un pestone da parte del signor Pino che stava tirando
giù la serranda del negozio.
Morale della favola, Samantha non solo lasciò Draky, ma
gli mise contro tutti gli amici comuni e i conoscenti, e anche i conoscenti dei
conoscenti. Insomma, gli fece terra bruciata intorno. Anche il dentista,
scoperte le nuove abitudini alimentari di Draky, ebbe un brivido di paura e,
diffidente come un orso, lo licenziò.
Draky rimase solo con Virginia. Capì di amarla ed
improvvisamente ebbe un’idea. Prese una bicicletta, la fece salire sul
manubrio, come nei film degli anni
cinquanta, e si mise a pedalare più veloce che poteva, con lei che rideva
curiosa di scoprire dove l’avrebbe portata.
Draky corse fuori dalla città, andò nel bosco e seguì un
lungo sentiero, finché non giunse al suo lugubre castello. In quel momento capì
che era lì che voleva tornare. Certo, non per sempre, forse. Però voleva
andarci, anche solo per un po’, ogni tanto, perché era casa sua e lui piaceva,
tutto sommato, stare lì, solo con i suoi studi di pericottologia.
Quando Virginia vide dove erano arrivati ebbe un brivido
pure lei come il dentista, e scappò gridandogli di non chiamarla più.
Così Draky, anzi, Dracula, rimase solo. Però adesso era
davvero se stesso e capì che, se la solitudine era il prezzo da pagare, beh, allora
non aveva scelta. Non poteva fare altro che essere se stesso, semplicemente
così com’era, se voleva essere un po’ felice nella sua vita.
Stette lì qualche giorno, poi tornò in città e si trovò
un nuovo lavoro in un luna park, dove lo trovarono perfetto per il tunnel degli
orrori. Adesso Draky però non fingeva più e ogni tanto tornava nel suo
castello. Puliva, accendeva il riscaldamento e faceva scorrere l’acqua nei
tubi. Insomma, lo teneva bene. Cominciò anche a prendersi cura dei fiori e a
dare regolarmente la pappa ai suoi gatti neri, che ovviamente erano diciassette.
Certo era triste da solo, ogni tanto, però era in pace
con se stesso e capiva di aver imparato una cosa davvero importante: accettare
di essere se stesso, e amarsi così, per quello che era.
Così, una sera come tante altre, finito di lavorare, Draky
tornò nel suo castello. Innaffiò le piante, spazzò il cortile all’ingresso e
poi si mise a cucinare. Pensava di mettersi su una bistecchina con due patate
in padella, da consumarsi con un filo d’olio e di malinconia, e il perché si
capisce: nella solitudine di una sera d’estate non può mancare la malinconia.
Sospirando, aprì il frigorifero per prendere la carne da
cucinare, ma con somma disdetta, constatò che era vuoto. Che fare? Aveva fame,
era tardi e certo non poteva tornare in città a quell’ora. La macelleria era
chiusa e allora non avrebbe avuto scelta: avrebbe dovuto assalire qualche
ignaro passante, come una volta, denti permettendo, oppure si sarebbe dovuto
accontentare di quei terribili surgelati precotti del discount. Trasalì al
pensiero di quella crudele alternativa e stava già per capitolare e adattarsi
al suo triste destino, quando udì il suono del campanello.
Fu colto alla sprovvista, dato che non riceveva mai visite,
ma aprì la porta e per un momento rimase senza respiro per la meraviglia.
Virginia era lì, davanti a lui, con in mano un piatto con sopra una bella
fiorentina formato famiglia. Non c’era il contorno, ma le patate da fare al
forno le aveva lui.
Fu un attimo e Draky, anzi, Dracula, commosso fino alle
lacrime, capì il senso di tutta la sua vita. In un momento gli fu chiaro il
perché della sua solitudine e delle sue sofferenze, delle sue esperienze e dei
suoi tentativi non sempre riusciti.
Virginia era tornata da lui, lo voleva così com’era. E
ora era lì e sorrideva, magra e fragile nella sua giacchettina di cotone chiaro
e la gonnellina a fiori, con gli occhi inumiditi dalle lacrime, perché si era
commossa anche lei, e con il piatto da portata con la fiorentina nelle mani. I
due si guardarono negli occhi e si capirono all’istante senza pronunciare
neanche una parola.
Fu così che Draky non ebbe bisogno di pensarci su due
volte e, senza più nessuna remora, certo ormai che nella vita è meglio avere
rimorsi che rimpianti, l’addentò.