Comunque, questo più che un racconto è una specie di favola, ed è una favola sui vampiri, pensa te - mai avrei immaginato di scrivere una storia sui vampiri in vita mia e invece...! Ma si tratta di un vampiro molto particolare... Leggere per credere!
foto di Jacques Henry Lartigue trovata sul web |
ANEMIA - Ia PUNTATA
Il conte Dracula, come sanno tutti, vive in un castello
molto tetro e oscuro che, per nostra fortuna, si trova molto lontano dalla
cerchia urbana dove noi viviamo, andiamo a lavorare o a scuola, usciamo con gli
amici o a fare la spesa e trascorriamo quasi sempre allegri e spensierati il
nostro tempo libero. Perciò stiamo relativamente tranquilli: il conte Dracula
se ne sta lì, ben lontano da noi, e non c’è motivo di averne timore. Certo,
quando si fa notte, è buio e c’è poca gente per le strade, o quando andiamo a
dormire nelle nostre camerette riscaldate e spegniamo la luce, beh, allora ci sorge il dubbio che
il conte se ne sia uscito per farsi un giretto, e perché no, magari pure uno
spuntino con il nostro collo come portata principale. E allora sì, a volte, abbiamo paura.
Si racconta però che qualche tempo fa anche il conte
Dracula, per parte sua, non è che vivesse benissimo questa situazione. Nel suo
castello tetro e oscuro intanto si annoiava moltissimo e soprattutto si sentiva
solo. Leggeva tanti libri, questo sì, e aveva imparato un sacco di cose
interessanti su cose che non avrebbe mai pensato di comprendere, come la
psicologia, la geografia e la semirantologia (quest’ultima, veramente, non si è
ancora capito che cosa sia, ma non importa. Per scoprirlo infatti dovremmo
chiederlo al conte Dracula in persona, che è l’unico al mondo ad avere tanto
tempo a disposizione, sempre solo com’è, per leggere i libri che riguardano
questa disciplina, e voi capite che nessuno ha voglia di andare a scovare il
conte Dracula per una curiosità sciocca come questa, correndo il rischio di
farsi mordere il collo).
Comunque sia, il conte Dracula si sentiva depresso e si
annoiava a morte. Il che faceva anche un po’ ridere, dato che riposava sdraiato
in una bara, nel bel mezzo della sua camera ardente allestita con fiori finti e
profumi artificiali.
Le aveva provate tutte, si era anche iscritto su
facebook, su twitter e su badoo. Si era iscritto con un nickname, Draky, per
fare simpatia. Aveva modificato la foto con Photoshop, riuscendo così a
sfoggiare un bel sorriso senza canini invadenti e minacciosi. E aveva persino
inventato un po’ di hobby di cui vantarsi: condivideva le foto del suo gatto nero
e delle bistecche al sangue che cucinava per sé, riscuotendo anche un buon
numero di like e di richieste di contatto. Le donne poi sembravano trovarlo
molto simpatico. Ridevano ai suoi scherzi e flirtavano anche un po’.
Solo che lui così si sentiva solo lo stesso, anzi peggio
di prima. Quando si guardava allo specchio vedeva i suoi dentoni lunghi
solcargli le labbra e il mento, e si rendeva conto che quel Draky che piaceva
tanto alle ragazze non era lui, ma un altro.
Il web non gli aveva affatto cambiato la vita, anzi
gliel’aveva peggiorata. Se prima si sentiva solo con se stesso, ora si sentiva
solo con Draky, questo impostore che non era lui e che alla fine lo faceva
sentire ancora più rifiutato dal mondo per le sue pessime abitudini alimentari
e per il suo tremendo carattere solitario.
Fu così che un giorno il conte Dracula decise di cambiare
vita. A poco a poco, con un po’ di sforzo, si mise d’impegno, imparò ad
esporsi alla luce del sole e a cibarsi solo di verdura e cereali. In poche
parole prese a fare quella che si dice una vita veramente sana.
Una notte scese in città e, senza farsi troppi scrupoli,
rapì un dentista e si fece fare, sotto minaccia, un ottimo sconto per un buon
lavoro di implantologia.
A quel punto il gioco era fatto. Draky era forse un po’
anemico, ma pronto per andare in mezzo alla gente e vivere una vita finalmente
normale.
Così, un bel mattino di maggio Draky prese il coraggio a
due mani, chiuse a doppia mandata il lugubre portone del suo castello, inforcò
la bicicletta e, fischiettando, se ne andò in città per cominciare la sua nuova
vita in mezzo a tutti gli altri, i normali.
Era contento di quel che faceva, si sforzava di mostrarsi
sereno e affabile con tutti e, grazie all’intervento risolutivo del dentista,
sfoggiava un sorriso a trentadue denti da star del cinema. Così, non era
neanche brutto e in poco tempo, pur non avendo contatti che contano, si trovò
un lavoretto che gli permetteva di campare guadagnando in modo abbastanza
regolare, come segretario del dentista rapito (a cui per la verità doveva
ancora un po’ di soldi per l’intervento, ma trovò il modo di cavarsela
facendoseli detrarre dallo stipendio un poco per mese).
Poi cominciò a frequentare una palestra, un corso di yoga
e uno di cucina vegana per non perdere le buone abitudini, e in poco tempo ebbe
conoscenti, qualche amico e un discreta vita sociale.
Riuscì persino a flirtare dal vivo e non su internet con una
donna, Samantha, la quale, sorprendentemente, mostrò di gradire le sue
attenzioni e ricambiare il suo interesse. Lei non era una cima, certo, questo
no. Non leggeva molto e non sapeva nulla di millinologia, però Draky aveva una
mente versatile e trovava sempre un argomento di cui parlare e il modo di farla
ridere con qualche battuta simpatica. Samantha era una sua collega di corso di
cucina vegana e capiva solo di new age, astrologia e cose simili, ma diceva di
essere rimasta folgorata dal suo sorriso e dalla sua simpatia, anche se non
necessariamente in quest’ordine, e così, dopo qualche blanda resistenza che
sembrava più che altro una strategia, accettò di uscire con lui.
Draky era molto fiero di avere una fidanzata, finalmente,
e su questa cosa ci fantasticava su parecchio. Chissà, forse con il tempo si
sarebbero sposati, pensava, e avrebbero avuto dei bambini che forse avrebbero
studiato dintistologia, oppure odontoiatria, chi può dirlo.
Insomma, in poco tempo, per come andavano le cose, Draky
era molto soddisfatto della sua vita normale. Si sentiva come tutti e non era
più un vampiro, perciò poteva dichiararsi felice.
Ma, come spesso accade, i problemi non tardarono ad
arrivare. Passò qualche tempo e Draky cominciò ad avvertire qualche problema di
salute. Si sentiva stanco e demotivato e non provava più piacere come prima
nella sua vita quotidiana. A dire il vero, il dottore non gli trovò nulla che
non andasse bene e disse che si trattava di un problema psicosomatico e così
non risolse un bel niente.
Samantha non era molto contenta di vederlo così giù. Lo
trovava noioso ora che stava male e non poteva più darle retta come prima. Sul
lavoro poi, Draky era meno efficiente per via della stanchezza cronica, e i
colleghi, ma anche gli amici della palestra, cominciarono a sparlare di lui alle
sue spalle quando credevano che lui non li sentisse.
Solo che lui sentiva benissimo e ne soffriva e non sapeva
che fare. Anzi, più ne soffriva e più si scatenava un circolo vizioso, perché
capire queste cose non faceva che aumentare a dismisura la sua voglia di fare
bella figura e di conseguenza la sua stanchezza cronica non faceva che
peggiorare.
Un giorno Draky era così triste, ma così triste, che si
mise a camminare senza una direzione per la città, piagnucolando e fermandosi a
guardare le vetrine come fosse in un sogno.
Fu allora che la vide.
Era lì, dentro un locale, dietro la vetrina di un
ristorante argentino. Era una fettina di carne di dimensioni spaziali, bella
spessa e cotta appena, al sangue. Draky sentì scorrere una lacrima di
commozione sulla sua guancia sinistra. La lacrima arrivò alle labbra e lui la
gustò con la lingua. Era salata e gli fece venire fame. Così entrò, si sedette
solo a un tavolo e chiese di gustare una di quelle fantastiche fettine di carne
al sangue.
Fu come tornare bambino, la fettina gli piaceva
moltissimo. Ma mentre gustava quella carne così buona a un certo punto si
fermò. Fu come un colpo al cuore. Non era più Draky, era di nuovo Dracula,
quello destinato a rimanere solo nel castello oscuro alle porte della città
eccetera eccetera. Rimase lì, con il coltello e la forchetta in mano e un
boccone scuccoso di carne fresca in bocca. Una cameriera di passaggio lo scosse gentilmente per chiedergli se stava bene e lui rispose di sì, con un mezzo sorriso, ma per
deglutire dovette mandar giù un bel sorso di vino rosso e poi un altro.