Ci
sono alcuni film che tutti citano, anche se non tutti li hanno visti. Questo
accade perché questi film sono diventati più che famosi, sono entrati nel
vissuto comune, e alla fine fanno parte del nostro mondo e della nostra vita in
maniera ormai indelebile. È il caso di Frankenstein Junior, capolavoro di Mel
Brooks, reso celebre dalle indimenticabili interpretazioni di Gene Wilder e
Marty Feldman.
Gene Wilder (foto scaricata dal web) |
Purtroppo,
lo scorso 29 agosto, dopo una lunga malattia e all’età di 83 anni, ci ha
lasciato Gene Wilder. La notizia ha commosso un po’ tutti, perché tutti
ricordano con affetto le sue magistrali ed esilaranti interpretazioni. Da,
appunto, Fankenstein Junior a Willy Wonka e la Fabbrica del Cioccolato,
fino a La signora in rosso e anche al
primo Woody Allen di Tutto quello che
avreste sempre voluto sapere sul sesso e non avete mai osato chiedere.
Surreale
e ironico, sempre intelligente, Gene Wilder sapeva far ridere tutti.
La
distinzione vagamente snob tra cultura alta e bassa, nel suo caso, era
completamente cancellata. E non certo a favore di un trash buono per tutti gli
usi, come a volte accade, ma piuttosto grazie al suo evidente genio comico.
Gene Wilder sapeva far ridere, ma alla risata liberatoria e portatrice di
serenità, univa una certa dolcezza placida ed elegante, mai stucchevole, che lo
rendeva praticamente irresistibile e certo indimenticabile.
In
senso stretto, anzi, più che di comicità, nel suo caso era opportuno parlare di
umorismo e certo di ironia. Un’ironia da cui possiamo imparare ancora molto.
A
guardare ciò che cinema e tivù ci propongono, la differenza tra umorismo,
comicità e ironia cara a Pirandello, oggi sembra essere definitivamente passata
di moda. Pensiamo alla satira. Se è vero che da sempre i comici hanno parlato
di politica, spesso volutamente in modo dissacrante, e che la caratteristica
dei nostri tempi sono i comici che invece alla politica si danno
professionalmente (che l’avverbio gli aggradi o no), è anche abbastanza
frequente, nel periodo storico che ci è toccato in sorte, di avere sempre più a
che fare, attraverso il cinema, la televisione e i social media, con una
comicità tagliente e aggressiva, spesso anche volgare.
Chiaro
che non c’è solo quella, ma in tempi di click bait non c’è da stupirsi che la
volgarità e l’aggressività facciano spesso la parte del leone. Lo stile
comunicativo adottato dai giornali, dai media in generale, ma anche in
politica, spesso e volentieri preferisce i toni urlati, gli slogan e i concetti
privi di sfumature, facendo leva su paure e speranze diffuse.
Qualsiasi
cosa che sia in grado di generare una reazione immediata, positiva o negativa
che sia, meglio se nel breve spazio di centoquaranta caratteri, può essere
funzionale a questo modo di comunicare. In maniera analoga, la comicità, ciò
che ci fa ridere oggi ha prevalentemente il tono un po’ acido dello sberleffo,
o l’amarezza del sarcasmo. Si pensi, tra le altre cose, alle recenti polemiche
sulla satira dissacrante di Charlie Hebdo, che ha confuso il potere – normale
oggetto appunto della satira - con le sue vittime e ha finito, pur di far
parlare di sé, per prendersi gioco dei morti di un sisma.
Eppure
non è questa l’unica via percorribile, c’è anche dell’altro.
Gene
Wilder era l’esempio di una comicità imperitura e diametralmente opposta a
questo stile comunicativo.
Gene Wilder as Willy Wonka (foto scaricata dal web) |
Intelligente e ironico, il suo modo di recitare e
porgere le battute era caratterizzato da grazia ed eleganza, anche nel contesto
più farsesco e evidentemente buffo.
Perciò
rivedere i film di e con Gene Wilder è un’ottima idea, se serve a ricordarci
che uno sguardo disincantato, ma ricco di grazia, sul mondo è possibile. Guardandoli
ci ricordiamo che ci si può divertire senza abdicare al proprio cervello e alla
propria capacità di ragionamento. Poiché il divertimento, non significa per
forza volgarità e mancanza di stile. Evasione non è stupidità e l’ironia è ben
diversa dal sarcasmo. Si può ridere senza essere violenti contro alcuno e senza
dimenticare di guardare il mondo con una certa grazia.
Sono
queste le piccole grandi cose, che ci ha lasciato un grandissimo artista e che
vale la pena non dimenticare mai.