Questo blog nasceva una decina di anni fa con il titolo di Filosofia pop! (Sì, con il punto esclamativo). Allora il mio intento era quello di mescolare la filosofia con la cultura popolare, seguendo le suggestioni deleuziane sulla pop-Sofia.
Oggi mi sembra però che questo tema sia superato, anche perché in gran parte acquisito dalla maggior parte degli operatori culturali, che siano filosofi o no. Ovunque abbondano tentativi di divulgazione filosofica, ai limiti del velleitarismo, nelle dico le si vende il Timeo di Platone insieme e con le figurine Panini e i libri di cucina, e - finalmente - persino gli accademici fanno seminari aperti al pubblico in cui si discutono temi interessanti.
L’idea della filosofia pop ha quindi - per me - perso di interesse, semplicemente perché credo che il messaggio sia arrivato ormai a tutti forte e chiaro.
Altrettanto forte e chiaro è arrivato il messaggio sul necessario rapporto tra arte e filosofia, tanto che mi sembra che, oggi, dichiarare il proprio approccio filosofico all’arte mi pare ridondante.
Preferisco allora concentrarmi sulla ricerca che sento più urgente, personalmente e, mi sembra, per il mondo che vedo intorno a me. Non ho risposte da sbandierare, ma cerco, sinceramente di capirci qualcosa di temi fondamentali come la speranza e la storia, l’arte e la cultura la bellezza e la sopravvivenza.
Faccio tutto questo in compagnia dei miei filosofi, storici dell’arte e maestre e maestri dello Spirito preferiti (Benjamin, Bloch, Warburg, Arendt, Didi-Huberman, non ultimo il buon vecchio Kant… ma anche Etty Hillesum, Santa Teresa d’Avila, Ignazio da Loyola e Santa Teresa di Lisieux). Mi fermo a pensare anche con gli artisti e i creatori di immagini che amo di più (senza limiti di spazio o tempo, chè tanto ormai si sa che l’arte è tutta contemporanea: da Marina Abramovic e Yoko Ono, ma anche Rembrandt, fino a Delacroix e Botticelli, passando per Doisneau è Jeff Wall, per arrivare al cinema di Rohmer, a quello di Woody Allen e di Hitchcock e al teatro di Eduardo. Ma giusto per buttare lì qualche nome…)
Il tutto, comunque, nell’immodesto tentativo di vedere, come diceva Benjamin, il tempo nelle immagini e le immagini nel tempo.
Ah, sì, perché tutto il discorso della speranza per me è una cosa molto seria e reale. Vorrei contagiare il mondo con l’ottimismo militante di Bloch, e se contagiare il mondo è un po’ troppo mi accontento di mettere in circolo un po’ di bellezza e di significato, sperando (appunto) che sia di sollievo a qualcuno, oltre a me. Che accenda l’entusiasmo e la voglia di ricominciare e immaginare il futuro,
Ok, mi viene in mente quella battuta di Woody Allen che, rivolgendosi al cameriere che gli serve una pizza estremamente ricca di ingredienti gli fa “Hai dimenticato il cocco”… va beh!
Ho detto tutto? Ovviamente no. E che cosa viene fuori da tutta questa macedonia? Beh, per scoprirlo dovrete avere la bontà e la pazienza di leggere e seguire il mio lavoro. Vi aspetto.